Regia di Woody Allen vedi scheda film
“Da bambino, Leonard viene preso di mira dagli antisemiti. I genitori, che non prendono mai le sue difese e gli addossano sempre la colpa di tutto, parteggiano per gli antisemiti.”
Stati Uniti, anni '20: Leonard Zelig (Woody Allen) è un caso di interesse medico e di costume di livello mondiale. Apparentemente innocuo, mediocre e dimenticabile, quest'uomo ha sviluppato, pur di integrarsi nella società, un'inconsapevole capacità di modificare i suoi tratti psico-somatici per farli coincidere con quelli delle persone con cui si trova.
Alienato e spersonalizzato, viene preso in cura dalla dottoressa Eudora Fletcher (Mia Farrow), ambiziosa ma anche realmente interessata al lato umano di un uomo che sembra non esistere per se, di un fenomeno da baraccone trasformato in “camaleonte umano”, tanto desideroso di mimetizzarsi da balzare comunque all'onore delle cronache, per paradosso.
Eudora tenta con l'ipnosi e con la testardaggine, ma chi garantisce che il vero Zelig abbia una personalità interessante e gradevole? Cosa può aver combinato in passato? Cosa può trattenerlo dal generare episodi incresciosi, fra Vaticano e truppe naziste, quando i suoi istinti mimetici lo portano a rifiutare la notorietà e le cure? La via della “guarigione” è lunga...
“Per il Ku Klux Klan, Zelig, ebreo, capace di trasformarsi in negro o in pellerossa, rappresenta una triplice minaccia.”
“Zelig” è uno degli esperimenti più geniali del prolifico Woody Allen, che nel 1983 era manifestamente nel pieno della maturità artistica. L'instabile autore newyorkese sceglie una forma a dir poco inconsueta per i tempi, vale a dire il mockumentary, di cui Zelig è grottesco protagonista; il film venne realizzato solo grazie ad un certosino lavoro su quelli che furono dei veri e propri effetti speciali al contrario, fra fotomontaggi con il volto di Allen su foto d'epoca, ricorso da parte del direttore di fotografia Gordon Willis a materiale ottico desueto e piccoli danni volontari alla pellicola per conferire il giusto sapore vintage. Il film è, quasi nella sua totalità, in bianco e nero, andando a simulare un reale prodotto di divulgazione degli anni '20 tanto cari al regista.
Con “Zelig” il registro di Woody Allen si conferma in evoluzione dalla commedia quasi slapstick all'agrodolce ricco di rimandi filosofici e sociologici: qui, in particolar modo, sono i pericoli del conformismo e dell'indipendenza di pensiero ad essere messi alla berlina, in un crescendo di surrealtà. Leonard Zelig è un uomo comune, non certo diverso dal resto del mondo per la sua inclinazione mimetica, eppure assurto alla notorietà mondiale e divenuto ispiratore di canzonette, giochi e chincaglierie.
Ben pianificato e ben interpretato dalla coppia Allen-Farrow, fulmineo (solo 75 minuti di durata), con la puntigliosità dell'umorismo yiddish e l'equilibrio e il controllo propri di chi ha le idee ben chiare.
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