Regia di Miguel Ángel Vivas vedi scheda film
Scrivere pagine di cinema capaci di non ripetersi quando affrontano futuri apocalittici dominati da creature fameliche, è ormai quasi un’impresa. Per questa ragione, quando un prodotto come Extinction riesce a difendersi, tentando anche di esprimersi su temi complessi, seppur senza possedere una congrua lungimiranza, merita un minimo di attenzione.
Tanto più se il suo cuore produttivo è di origine europea, in questo caso prettamente spagnolo, dimostrando vivacità e l’intenzione di sdoganarsi dai tipici prodotti popolari o d’autore, sapendo anche come muoversi sotto il punto di vista tecnico.
Sono trascorsi alcuni anni da quando è dilagata un’epidemia che ha annientato la società moderna, originando mostri assetati di sangue.
In uno scenario ormai spoglio di vita, Patrick (Matthew Fox), Jack (Jeffrey Donovan) e la piccola Lu (Quinn McColgan) sopravvivono nel silenzio, sorretti da motivazioni diverse e con acredini mai sopite tra i due adulti.
La calma relativa viene irrimediabilmente guastata quando gli infetti tornano a manifestare la loro presenza. Dopo tanto tempo, uscire dal limbo, provando nuove strade, diventa una priorità, soprattutto per dare un futuro a Lu che, crescendo, è smaniosa di una vita normale e di conoscenza.
Prodotto da Jaume Collet-Serra, da anni lanciato in una florida carriera internazionale (Unknown. Senza identità, Run all night), Extinction mostra a chiare lettere l’intenzione di non rimanere circoscritto ai principali canoni del cinema europeo di maggior richiamo.
I prodromi sono scoppiettanti. La tensione esplode rapidamente per poi effettuare un salto in un futuro desertificato dall’umanità, dove riempire i tanti vuoti diventa un’impresa, non molto dissimile dalla principale necessità di riuscire a sopravvivere.
Coraggiosamente, il regista e sceneggiatore Miguel Angel Vivas non vuole rimanere bloccato in un classico scenario di sopravvivenza al cospetto di creature mostruose, cercando di dar vita a una tela psicologica.
Così, i tre protagonisti manifestano anime poco conciliabili: c’è chi vuole guadagnarsi un giorno di vita alla volta, chi è pronto a giocarsi tutto e chi brama quell’esistenza normale che non ha mai avuto l’occasione di conoscere (ma l’istinto è questione di dna).
L’intenzione è buona ma le connessioni sono fragili e la coerenza è messa a repentaglio. Ciò nonostante, c’è coraggio e anche di fronte a dei balbettii, Miguel Angel Vivas cerca di guardare oltre, prendendo anche delle scorciatoie, senza comunque accantonare le singole motivazioni.
Alla fine, il piatto forte arriva comunque con le impennate di tensione, con la concitazione che prende il sopravvento, pur denotando anche sotto questo aspetto dei limiti (insomma, non è un mostro in fatto di credibilità).
Rimangono invece di valore le maestranze spagnole, in grado di fare le nozze con i fichi secchi sullo scenario complessivo e di presentare un buon trucco per le orride creature. In più, qualche dettaglio desta un po’ di curiosità, ad esempio questo vale per l’effetto musicale che ha risultati non troppo distanti da quanto visto a suo tempo in Mars attacks!, anche se non ne condivide il punto di vista dissacrante e non è per niente un angolo leggero, ma semplicemente un momento di stasi.
Procedendo a fasi alterne, evidentemente Extinction non può ambire a riscrivere la storia del cinema post apocalittico, non può contare su particolari doti da parte degli interpreti - soprattutto su Matthew Fox ci potrebbe essere di che ridire - ma prova con ardore a creare un suo percorso, senza per questo rigettare consuetudini collaudate.
Niente d’imprescindibile ma riesce a farsi rispettare all’interno di un filone fin troppo battuto. Già questa è una mezza vittoria.
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