Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Il secondo lungometraggio di Castellani è un piccolo passo avanti rispetto all'esordio, due anni prima, con Colpo di pistola: ma ancora l'atmosfera che si respira in Italia è quella pesantissima del ventennio fascista (in dissoluzione) e delle ristrettezze economiche dovute a un lustro di guerra. Pertanto anche questo Zazà risente del non eccezionale contesto (sociale, civile, economico) in cui viene generato: basti pensare allo schematismo misogino e ultracattolico su cui la trama si basa (da una commedia di Pierre Berton e Charles Simon, adattata per lo schermo dal regista e da nientemeno che Alberto Moravia), muovendosi fra mariti fedifraghi (con assoluta naturalità), donne intercambiabili senza grossi sforzi e con un finale salva-famiglia che neppure il Vaticano in persona avrebbe saputo scrivere in maniera tanto efficace. Ciononostante la storia è ben scritta e la pellicola regge, sia di per sè che l'urto dell'età (con gli opportuni accorgimenti la trama potrebbe essere tranquillamente trasportata ai giorni nostri); i due interpreti centrali Isa Miranda e Antonio Centa erano in quel momento all'apice del successo e sono senz'altro convincenti; le musiche non sono fra le migliori di Nino Rota, ma sono comunque apprezzabili. La vera novità in Zazà sta nel fatto che la protagonista, piacente e ambita donna di spettacolo, per una volta non è una sciupamaschi fatale, ma dimostra di avere un'anima: ecco perchè la storia fondamentalmente funziona. 5/10.
La fugace storia d'amore fra una ballerina di varietà, Zazà, e un galante spettatore, sembra non durare più di una notte. Invece la ragazza segue l'uomo fino a casa sua, per scoprire però che è sposato e ha una bambina.
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