Regia di Tim Burton vedi scheda film
Impeccabile come d'abitudine, Tim Burton non riesce a distaccarsi dalle atmosfere gotiche del fantasy e della favola. E dire che con Ed Wood, ormai 20 anni fa, aveva iniziato a divenire adulto!!!
Fedele in maniera sin maniacale ed ossessiva alle atmosfere funeree della favola a tradizione gotica, circostanza che più di ogni altra ha reso Burton un autore amato sin quasi all'isolatria, ecco un nuovo ritorno con una storia che non fa nulla per discostarsi dallo stile di cui sopra.
Il regista di Ed Wood e Mars Attack (per citare quelli che, secondo me, sono i suoi ultimi film veramente belli... il problema di fondo è che è ormai trascorso un ventennio da allora) ci trasporta nella vita di un timido ed impacciato adolescente dei giorni nostri, legato alla figura del nonno ben più che a quella dei genitori, che, a differenza del ragazzo, lo ritengono un cialtrone contastorie afflitto da demenza senile. L'anziano ha sempre raccontato al nipote storie fantasmagoriche ambientate in un passato non lontanissimo, ma contornate da fatti e situazioni davvero surreali, in grado di accendere la fantasia del ragazzo, e di guadagnanrsi una pessima nomea di fronte a figlio e nuora.
Alla morte del vecchio, il giovane Jake riesce in qualche modo a finire nel passato anni '40 di un 900 di un'altra dimensione: si ritrova nei pressi di una austera ed antica magione ove una determinata ma anche materna Miss Peregrine istruisce ed alleva una serie di ragazzi dai particolari poteri, in grado di renderli così speciali da esasperarne la condizione di emarginati.
Nemici pericolosi come Barron, che cerca nei bambini speciali la via della condizione eterna, diviene la minaccia più concreta.
Jake apparentemente non è dotato di poteri particolari, tranne poi accorgersi di esse l'unico a poter vedere i mostri che la mente malata del perfido nemico riesce a creare.
Confinati entro una dimensione spazio temporale che permette ai giovani di rivivere sempre lo stesso identico giorno di un passato di guerra monacciato da bombardamenti e violenza, ma in grado di ripristinare da capo ogni giorno tutto ciò che di tragico possa essere occorso, Miss Peregrine è anche un opportuno strumento per Burton per parlarci di emarginazione, di intolleranza, e di fuga dalla medietà a cui sono costretti tutti coloro che, per circostanze varie, non sono omologabili con la massa, e finiscono per appareìire come dei diversi.
Argomento nobile e meritevole di plauso per una favola che sa intrattenere il suo pubblico con avventure, effetti speciali ben dosati e costruiti, senza rinunciare a lanciare un messaggio ben delineato ed attuale.
Il problema vero del Burton degli ultimi anni è che il pur notevole cineasta, ama un pò troppo crogiolarsi in mezzo ad ambienti e situazioni che ormai hanno, almeno in parte, già abbondantemente saziato la nostra curiosità di suoi fan o ex-fan.
Quello che servirebbe veramente, di cui si sentirebbe davvero il bisogno, sarebbe un Burton maturo, in grado di darci finalmente, dopo anni di favole e storielle nere dirette anche bene, un film della maturità: tralasciando per una volta il mondo dei bambini o dei ragazzi per dedicarsi agli adulti. Pareva con Ed Wood che la svolta ci fosse stata, ma sono passati vent'anni e siamo ancora in zona favole dark (costruite molto bene, ma sempre un po uguali una all'altra.
Nel buon cast impegnato qui in questa favola nera, oltre alla pertinente "Mary Poppins nera" Eva Green, possiamo annoverare il perfetto impacciato Asa Butterfield, e poi una serie di star di lusso e glamour english style come Terence Stamp, Rupert Everett, Judy Dench, oltre al solito luciferino e pertinentemente sopra le righe Samuel L. Jackson, smargiasso e scatenato come un James Brown in concerto.
Saremo troppo esigenti, probabilmente, ma da un talento stiloso e ricercato come Tim Burton è abbastanza lecito, ritengo, aspettarsi e pretendere di più che il solito blockbuster perfettamente confezionato, minuziosamente scenografato, solidamente tempestato di effetti speciali più o meno sbalorditivi (ormai siamo troppo smaliziati per stupirci più di tanto, sarebbe più opportuno puntare sulla freschezza di una storia più pura e meno artefatta) per far soldi e accontentare masse indistinte di pubblico.
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