Regia di Tim Burton vedi scheda film
Questa non è una recensione, non vuol nemmeno esserlo, ma solo un inutile sproloquio - completamente personale e privo del criterio di cui si dovrebbe far uso per scritti come questo - colmo di opinioni puramente soggettive e incentrato più sull'autore che sull'opera in questione. Non date importanza al voto in "stellette", in quanto il vero fulcro risiede in ciò che segue.
Ci sono due persone che ho l'obbligo di ringraziare, con le quali sono cresciuto, con le quali il mio amore per il cinema si è ingigantito sempre di più sino ad oggi: Quentin Tarantino e Tim Burton. Quest'ultimo, secondo la stragrande maggioranza di critica e pubblico, negli ultimi tempi ha smarrito la propria personalità artistica e autoriale, la capacità di stupire, appassionare o semplicemente intrattenere lo spettatore. Dal mio canto (per quanto possa valere, ovvero nulla) non è affatto così. Andare al cinema a vedere un film di Tim Burton rappresenta per me un momento di intimità, di cui non potrei (e non vorrei) fare a meno per nessuna ragione al mondo. Film come Edward mani di forbice, Big Fish, La Fabbrica di cioccolato e il duo di Batman (sono tutt'ora affezionato ai titoli tradotti in italiano) mi hanno, in un certo senso, plasmato in quanto persona e spettatore. Nel corso degli anni, tutti possono sbagliare o affrontare un momento meno redditizio e sono pochi i registi che hanno saputo mantenere costante la propria perizia. Accadde con Il pianeta delle scimmie e successivamente con Alice in Wonderland (prodotti inferiori ma non da gettare così banalmente), ove si percepiva con fatica l'impronta del regista statunitense. Ciò tuttavia non avviene in quest'ultimo lavoro, Miss Peregrine's Home for Peculiar Children (visto in anteprima in sala), che al contrario manifesta ad ogni inquadratura l'estetica burtoniana (ne è un esempio la meravigliosa immagine qui sotto), la quale da sempre contrappone l'elemento gotico al colorato e luminoso pop, senza però che l'uno prevalga sull'altro. Una visione capace di rendere oscura ma accogliente una spiaggia bagnata dalle acque del mare. Affidandosi all'omonimo romanzo di Ransom Riggs, Burton inscena ancora una volta le vicende di un ragazzo che, nonostante tutto, non ha mai smesso di sognare (come egli stesso del resto), riportando in auge l'elemento orrorifico (visto per l'ultima volta in quel capolavoro di assoluta bellezza che è Sweeney Todd) tanto amato dallo stesso, con la presenza di creature inquietanti che ricordano i mostri animati in stop motion di Beetlejuice, seppur si tratti di un prodotto destinato principalmente al giovane pubblico. A molti potrà dar l'idea di essere un X-Men burtonizzato, ma per il sottoscritto questo Miss Peregrine's Home for Peculiar Children è una piccola summa stilistica, come lo era il Dark Shadows di quattro anni orsono, altra bellissima e sottostimata opera. Ritroviamo la magnifica Eva Green nelle vesti di Miss Peregrine, padrona della casa per bambini speciali, nella quale il protagonista, interpretato da Asa Butterfield, scoprirà l'origine delle storie narrate dal nonno Abraham. Malgrado i problemini (trascurabili) percepibili nella sceneggiatura e nel montaggio, francamente, a visione terminata non si avverte di aver perso del tempo prezioso. Al contrario, mi risulta impossibile nascondere la gioia bambinesca che ha preso il pieno controllo di me; perché "la casa dei ragazzi speciali" di Tim Burton, al di là dell'intrattenimento (che mi ha) offerto, potrà anche essere un film cinematograficamente brutto e concepibilmente sbagliato, ma non al punto da nascondere o negare il talento del proprio autore e cancellare tutte le indiscutibili bellezze passate di una grandiosa filmografia. Ahimè, noto con dispiacere che una serie di autori (dei quali per l'appunto ne fa parte anche Burton) vengono ormai stroncati o tralasciati dal panorama cinematografico odierno. Diventano inutili, ridicoli, sopravvalutati a prescindere dalla qualità (ottima, discreta o pessima che sia) del prodotto. Checchè se ne discuta, è necessario che i detrattori (storici e recenti) del buon Timothy si mettano l'anima in pace, perché - nel bene o nel male, che piacciano o meno i recenti lavori - costui resta una delle menti più geniali ed influenti del ventunesimo secolo.
Un po' come un nonno, che ti accompagna durante l'infanzia; quell'infanzia che, come la fantasia, non dovrebbe mai cessare. Ed è forse la fantasia, infantile ma genuina, che manca al giorno d'oggi. Esprimo dunque (molto poco professionalmente) il mio rammarico al riguardo, ergo lasciatelo pure a me il cinema - forse difettoso e incosciente, ma sincero - di questo "ciarlatano", un bambino speciale a cui vorrò sempre bene.
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