Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Un imprenditore fallito, ridotto in miseria, tenta il gesto disperato: una rapina in banca. Fallisce e lo attende la galera. Durante un permesso conosce una bella ragazza e, evitando di raccontarle la sua condizione di carcerato, comincia a frequentarla. L'equivoco non potrà reggere a lungo.
Pieraccioni, come la morte, arriva sempre puntuale e inarrestabile; nel suo funesto rituale - che si compie per l'appunto ogni anno dispari da ormai due decenni - come di consueto il 'comico' toscano coinvolge una bella sgnacchera che ovviamente nel film si innamora perdutamente del protagonista, cioè lui, manco a dirlo. Stavolta è toccato a Laura Chiatti. Non importano i quasi vent'anni di differenza d'età (che sullo schermo sembrano per lo meno il doppio), non importa il dubbio gusto che dovrebbe avere nella vita reale una Laura Chiatti per finire in tale disdicevole situazione, non importa la trama prevedibile e insulsa che caratterizza il lavoro; anzi non importa proprio niente di niente al mondo, perchè quando Leonardo vuole fare il suo 'nuovo' film, lui lo fa e basta. E finchè la gente continuerà ad andare a vederlo in sala, buon per lui, d'altronde. Ma gli standard si abbassano di titolo in titolo, per Pieraccioni regista-protagonista-sceneggiatore (qui con Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo): è un po' come se ogni film fosse il remake del precedente, ma con battute più squallide e situazioni più stereotipate ancora, alla ricerca di un nuovo record in una personalissima sessione di limbo estremo, dove l'asticella scende di volta in volta avvicinandosi sempre più pericolosamente al totale vuoto di contenuti. Anche la vena ironica è quella che conosciamo, poco da discutere: le gag si dividono essenzialmente in due categorie: "buoniste/per famiglie" (la maggioranza) e "anni Ottanta" (quelle più sbracate e volgari). Tanto per capirci, fra i protagonisti il Nostro inserisce un nano (Davide Marotta), che sarà vittima di frenetici lazzi e risatine beffarde per tutta l'ora e mezza di durata dell'opera. Si può apprezzare l'idea di infilare un po' di contemporaneità (la crisi, la criminalità in aumento esponenziale) nel nucleo della trama, ma pur sempre di una blanda commediola sentimentale si sta parlando, con tutti i limiti che ne conseguono. Nel cast, oltre ai nomi già citati, Flavio Insinna e il redivivo Massimo Ceccherini, in una parte marginale. 1,5/10.
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