Regia di Raphaël Jacoulot vedi scheda film
Un’opera come questa ti fa provare una certa invidia verso i cugini francesi.
Certo, prima viene la soddisfazione per la visione, ma qui si parla di un piccolo film realizzato con mezzi limitati e grande profusione di idee, una combinazione che in Francia sembra funzionare assai più spesso che dalle nostre parti.
In un piccolo paesino francese, il quieto vivere è turbato da un’estate secca che rovina i raccolti e, come se non bastasse, il giovane Josef (Karim Leklou) accusa più disturbi comportamentali del solito arrivando ad importunare sue coetanee e addirittura donne più mature.
Tra un sabotaggio alla pompa comunale, un’aggressione e conti economici che faticano a tornare, la pazienza della gente vacilla e la tragedia pare essere dietro l’angolo.
Fino a che punto una piccola di comunità di provincia può sopportare l’aggressività di un ragazzo instabile per problemi psichici (e quindi non per colpa sua)?
A tutto c’è un limite, che si abbassa vertiginosamente se contemporaneamente la siccità rovina il lavoro agricolo che da gran parte del reddito locale e se le persone oneste si ritrovano a dover fare dei conti (economici) che non tornano mai e che minano anche i rapporti famigliari più collaudati.
Inevitabile che sopraggiunga la discriminazione, il (presunto) colpevole è troppo sotto i riflettori, divenire capro espiatorio è questione di (poco) tempo e la tragedia si fa sempre più percettibile.
Raphael Jacoulot descrive minuziosamente le dinamiche che possono segnare un piccolo centro, costruisce un insieme dettagliato formato da tanti singoli pezzi, insinua il dubbio, crea pathos e un’insospettabile suspance, modulando i personaggi sulle loro debolezze ed in definitiva affondando il colpo con crudeltà.
L’aspetto più agghiacciante è che realmente quanto accade non sia colpa di (quasi) nessuno; il povero Josef Bousou è semplicemente una vittima designata, i suoi compaesani ovviamente non possono che perdere la pazienza, che possa commettere da un momento all’altro qualcosa di increscioso è assodato, semmai è il sistema ad essere erroneo, lasciando i suoi cittadini alla mercè di un (povero ed incolpevole) squilibrato che a sua volta viene isolato e deriso facendo in modo che diventi ancora più pericoloso di quanto già non sia.
Notevole l’apporto del cast per personaggi di vita reale; se il nome grosso è senza dubbio quello di Jean-Pierre Darroussin, che in fondo sembra quasi un supervisore degli eventi, le migliori sensazioni arrivano dal giovane Karim Leklou, a cui tocca il ruolo (più) impervio di Josef (ed è estremamente convincente), e da Gregory Gadebois, fisicamente simile a James Gandolfini e capace di delineare un carattere di grande bontà, ma anche destinato a pagare dazio, elementi che lo fanno percepire tremendamente vicino.
“Coup de chaud” è insomma un’autentica rivelazione di finezza (tra raggiri, un “vedo non vedo” ed una degenerazione umana meticolosa), ma anche un cinema che travalica il genere urtando lo sguardo, d’altronde si ferisce sempre di più quando le incapacità umane vengono messe a nudo.
Alla fine il bene si trasforma in male, ma è il male della prima ora a trionfare.
Acuta analisi sociale e comportamentale.
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