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Coup de chaud

Regia di Raphaël Jacoulot vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Coup de chaud

di alan smithee
7 stelle

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E' bello riscontrare come, per certe piccole pellicole francesi, il contatto tra il regista e la sala cinematografica finisca per tenere da parte – almeno apparentemente – il predominio incontrastato dei distributori: mi riferisco in particolare a quanto successo non molto tempo orsono in concomitanza con la proiezione del film COUP DE CHAUD: il regista Raphael Jacoulot, alla sua terza opera registica, passando al cinema Rialto di Nizza a presentare la sua ultima fatica, ha inteso omaggiare la sala ed il suo pubblico, scrivendo di pugno un accorato ringraziamento sulla locandina per l’ospitalità e per tutti coloro che si fossero recati a vedere il suo film. (lo vedete qui sotto)

Un bel film, tra l’altro, questo Coup de chaud, teso e sottile, ambientato durante una infuocata estate nella aperta e vasta campagna francese, nei pressi di un piccolo centro rurale il cui sindaco, un veterinario pacifico ed assennato, cerca di persuadere i contadini della zona a tener duro nonostante le condizioni metereologiche avverse al buon esito dei loro raccolti.

L’apparente routine pacifica che disegna giornate sui campi arsi dalla siccità, è rotta dai tentativi maldestri di un ragazzo violento ed incontrollabile, figlio di zingari e ferraioli visti con sospetto dalla comunità, che, oggetto di scerno da parte dei coetanei ed innamorato della bella ragazza del paese, già in rapporti stretti ed intimi con bullo tosto e piacente del quartiere, perde quel poco di senno che lo conduce e si muove a ruota libera, commettendo infrazioni e reati gravi a cui poi si addossano altre responsabilità per fatti o reati di cui egli è completamente allo scuro.

Insomma lo strambo del villaggio finisce per diventare l’origine e la causa di ogni malessere del paese, e lo stress, la calura che annebbia le menti, anche quelle apparentemente più assennate, finisce per addossare sul balordo tutte le colpe e le disgrazie accorse alla comunità.

Il ritrovamento del cadavere del ragazzo in prossimità del bordo di una piscina di una villetta familiare ove solevano riunirsi i ragazzi della comunità, getta scompiglio e fa nascere un’indagine di polizia che mette in luce tutta una serie di sotterfugi e piccoli grandi segreti che la comunità ha sempre tenuto nascosti per quieto vivere e per vigliaccheria.

Ma la verità, frutto di una maligna ironia del destino, viene presto a galla, lacerando le coscienze di tutti coloro che credevano di sapere tutto e si innalzavano a giudici retti, garanti del bene pubblico e della pacifica convivenza del gruppo.

Si respira l’aria frizzante (seppur afosa) ed autentica della provincia nel film riuscito di Jacoulot, interpretato da un gruppo di ottimi caratteristi (due dei quali, il massiccio Gregory Gadebois e la nervosa Carole Franck, già visti ed apprezzati nel televisivo di successo Les revenants), più il solito ottimo Jean Pierre Darroussin, nei panni del sindaco mite e saggio.

Ma è il giovane Karim Leklou, nei panni del giovane balordo Josef, cacciato e canzonato da tutti, che  merita una menzione: nel suo colto, nei suoi occhi, la follia incontenibile, l’ira dell’animale ferito che cerca di ritrovare dignità e forze per riprendere la sua fuga. Un volto irregolare che ci ricorda i personaggi straordinari e spasso disadattati dei film di Dumont.

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