Regia di Federico Micali vedi scheda film
Un film che scorre piacevolmente con qualche richiamo ad altri film ma senza alcuna cognizione di causa e che non fa altro che farci vedere quello che esattamente si vuol vedere. L’universale è un racconto Pop dentro una situazione Dada. Cit.
Quelli che avessero preventivato negli anni futuri la chiusura dell’Universale sarebbe calato il Buio su di loro.
L’universale cinema storico fiorentino, entrato nella leggenda Toscana e non solo. Viene ripercorsa la sua storia dagli anni ’60 con la proiezione di film mitologici, western e il successivo passaggio a una programmazione d’essai per richiamare pubblico fino all’inevitabile chiusura nel 1989, certamente io che non lo ho vissuto solo perché non fiorentino e fuori tempo massimo ho sentito solo i racconti tra cui anche del memorabile impavido centauro vespista che tra insulti e ovazione si fece ben due giri della platea con una Vespa 125 Primavera.
Ora personalmente ammetto che nel racconto dei 3 amici Tommaso, Alice e Marcello ove le loro storie si intrecciano nello sfondo del cinema, non c’è niente di più e di meno di quello che volevo vedere e nulla toglie l’emozione e le risate dei racconti che mi sono stati fatti e riportati da chi quel cinema lo ha vissuto.
Un film emozionale che ripercorre situazioni leggere come può essere una sala cinematografica, agganciate al contesto storico politico rivoluzionario del nostro paese, praticamente un capitolo aggiuntivo di La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana.
Il cinema Universale di proprietà di Ottavio Boccini un tipo sfuggente che non si faceva mai vedere ci viene presentato con la voce off del protagonista Tommaso Nencioni. Fanno parte di questo piccolo mondo interno la cassiera Franchina tanto bassina quanto pettegola, la maschera Mimmo Bandiera detto lo Zitto perché nessuno lo aveva mai sentito parlare compresa la moglie, la barista Silvana da sempre triste perché rimasta vedova da giovane e infine il babbo di Tommaso, il proiezionista Luciano Nencioni che coccola e parla quotidianamente con la cinemeccanica. Poi ci viene mostrato il mondo variegato e quasi surreale degli spettatori paganti “schietti e veraci, con il cielo negli occhi e l’inferno in bocca” a partire da Ivo Tanturli (Vauro) babbo di Marcello che piange sulla camminata di John Wayne. Egisto Tamburini, babbo di Alice, di professione artigiano e battutista di professione e molti altri che rappresentati così bene che sembrano li presenti di fronte ai nostri occhi come usciti da un romanzo storico.
L’Universale che trovava la sua nemesi nell’Eden, specie di paradiso, cinema della parrocchia dove non si poteva parlare ad alta voce e neppure bestemmiare, il contrario che invece succedeva qui dove vigevano le 3 regole del Tamburini che per una perfetta battuta si necessitava di tempo, voce e faccia tosta. “Ma che bacini e bacini, mettiglielo nel culo”. Certamente come avrebbero potuto reagire su un cambiamento di genere dove “la staticità della scena era un pregio invece che un difetto. A voi l’immaginazione…
Pecca? Alice sembra la copia di Jenny di Forrest Gump nel suo essere libera e girovaga e propensa a cercare rogne. Ma a parte questo mi è sembrata una bella produzione italiana dove ci si diverte e ci si commuove abbastanza, anche con la scena facile ma poco importa.
Lo potete guardare interamente su Youtube qui
Ho notato l'ultima locandina affissa a L'Universale del film era questo Tarzoon - la vergogna della giungla
visibile su youtube qui
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