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L'Universale

Regia di Federico Micali vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su L'Universale

di Andreotti_Ciro
8 stelle

A Firenze negli anni ’70 esisteva un cinema che rappresentava un luogo di aggregazione sia per gli adulti sia per i loro figli, che iniziavano a frequentarsi fra i suoi seggiolini. Perchè al cinema Universale il vero spettacolo non erano solo i film ma il pubblico pagante che quei film li commentava a voce alta.

 

Sullo sfondo di una Firenze che cambia spiccano i volti di Tommaso, figlio dell’addetto alle proiezioni interpretato da Claudio Bigagli. Di Alice e di Marcello, figli di due avventori che abitualmente perdevano i loro sabati pomeriggio al cinema Universale di Via Pisana.
 
I tre inizialmente inseparabili da piccoli ma lontani da adulti, perché divisi da interessi capaci di minarne la frequentazione ma non un’amicizia granitica, proseguono nel corso del tempo a capirsi e fraintendersi, avvicinandosi e successivamente riperdendosi, sullo sfondo di una Firenze e di un'Italia che cambiano, perchè solcate dal terrorismo, dall’eroina, dallo sbarco del Punk e dai fatti di cronaca che stavano variando le esistenze di tutti e che solo apparentemente stavano lambendo la vita della voce narrante cresciuto fra la passione per il cinema, dove alla fine si è adattato a lavorare, e gli studi di Lettere moderne all’Università.
 
La seconda narrazione dedicata al vero cinema Universale chiuso nel 1989 arriva dopo il bel documentario del 2007 firmato sempre da Micali, che ne aveva raccontato le gesta e che invece in quest’occasione ha abbandonato la narrazione documentaristica dando vita a una pellicola che regala allo spettatore un'immersione nei ‘70 pescando fra i classici della nostra cinematografia fra cui il Monicelli di Amici Miei e il Marco Tullio Giordana del La Meglio Gioventù.
 
A dare la voce e i volti ai protagonisti: Matilda Lutz nel ruolo di Alice. Robin Mugnaini, nella parte di Marcello e Francesco Turbanti, in quello di Tommaso, visto recentemente fra i protagonisti di Margini, e qui impegnato a raccontare fuori campo la propria vita fatta di molto studio e di altrettanto cinema.
 
Micali riesce quindi nell’impresa di scrivere un’opera prima godibile e che spinge lo spettatore sia a rimpiangere un periodo culturalmente florido ma anche conscio che quegli anni pieni di piombo ed eroina sono finalmente passati e che non vanno rimpianti più di troppo.
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