Regia di John Glen vedi scheda film
Pochi minuti prima di sposarsi, Felix Leiter insieme all’amico fraterno James Bond, assicura alla giustizia il pericoloso Franz Sanchez. Ma il narcotrafficante miracolosamente scappa dal blindato che lo sta trasportando in carcere e si vendica su Leiter. Bond proverà a fare giustizia, ma con una grossa difficoltà in più: il caso gli viene tolto e la licenza di uccidere revocata perché troppo amico della vittima…
“Vendetta privata”, in originale e più propriamente “License to kill”, è il film n. 16 della serie, seconda ed ultima interpretazione di Timothy Dalton, al solito imbalsamato. Dopo lo scivolone di “Zona pericolo”, la saga prova a riprendersi, mettendo mano agli errori del passato: qui l’organizzazione criminale è credibile, la storia molto intensa, il villain all’altezza.
Il Bond di “Vendetta privata” è malinconico ed intimista, oltre a dover lottare da solo (tanto che ad un certo punto i fidati Moneypenny e Q tradiscono l’ufficio centrale per stargli accanto), addirittura ordina 2 volte al bar qualcosa che non è vodka-Martini shakerata… E’ inoltre ingenuo, tanto da farsi gabbare più di una volta (per esempio all’inizio va via dalla villa di Felix senza accorgersi che dentro ci sono dei sicari).Tutta questa atipicità è spiegabile col fatto che la produzione ha dichiaratamente tentato di umanizzazione il personaggio (processo già iniziato col film precedente), dopo che la solita solfa del supereroe senza mantello o superpoteri, capace di sconfiggere interi plotoni senza farsi un graffio, pareva non regge più… Qui l’azione è ridotta al lumicino (pochi corpo a corpo pochi e tutti approssimativi), fino al duello finale, a bordo di autoarticolati, in cui il protagonista quasi ci rimette la pelle (a proposito di umanizzazione…). Il tutto non basta per ottenere un’adeguata fiducia degli spettatori, tanto da far totalizzare l’incasso più basso tra tutti i film della serie (poco meno di 260 milioni di dollari in tutto il mondo).
In ogni caso “Vendetta privata” ha due grandi pregi. Il primo è quello di regalare una delle scene più belle di tutta la saga: onore e dovere si intrecciano a sentimento e riconoscenza nella scena in cui viene revocata la licenza di uccidere a Bond: a tu per tu con il suo superiore, 007 viene sollevato dall’incarico e, alla richiesta formale di restituire la pistola, Bond si fa largo tra i poliziotti dileguandosi; il superiore allora lo lascia palesemente scappare, addirittura benedicendolo con un paterno “Dio ti protegga, comandante!”. Il secondo, incontrovertibile, punto a favore è l’aver rivelato il talento cristallino di Benicio Del Toro, vestito da Dylan Dog, certo, ma comunque bravo, qui all’esordio in carriera nel ruolo di uno scagnozzo di Sanchez.
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