Regia di Angelo Iacono vedi scheda film
La separazione dei genitori fa ammalare una bambina, che guarisce non appena i due adulti capiscono di essere stati egoisti nel volersi allontanare e di doversi ricongiungere per il bene della piccola.
Lacrima movie: così viene definito il sottogenere che nel corso degli anni Settanta produsse una manciata di titoli con protagonisti immancabili dei bambini (Renato Cestiè era lo specialista, il protagonista d'elezione) a cui capitava ogni genere di disgrazia a causa di genitori assenti o incapaci di ascoltare i propri figli. Profumi e balocchi, dalla celebre canzone (che sui titoli di testa e di coda è cantata da Milva), ripercorre in maniera pedissequa tale canovaccio e presenta come unica variante - chiamiamola così - un lieto fine che per il filone non è affatto garantito, anzi. La scena cult di tutto il lavoro, per il resto oltremodo banale e privo di attrattive degne di nota, è quella dell'incontro della piccola protagonista (Leslie D'Olive, all'esordio) con... papa Wojtyla, o quantomeno con il suo sosia sullo schermo, all'orecchio del quale la bambina sussurra di voler rimanere accanto a entrambi i suoi genitori: un delirio di patetico, ridicolo involontario e grottesco in odore di velata blasfemia (disturbare il Sommo Pontefice per una simile trovata estemporanea pare francamente eccessivo). Fra le note dolenti, come detto non poche, si possono citare le acerbe recitazioni di interpreti inadeguati, fra i quali un'altra debuttante, cioè Cintia Lodetti (alias Carol Connery: avrà una breve carriera sul grande schermo, senza lasciare grandi tracce del suo passaggio), e due nomi noti - non per forza in senso positivo - quali Gino Santercole e Gianni Macchia. Un vero pasticcio anche sul piano registico, per questa che risulta l'unica pellicola mai diretta da Angelo Iacono, produttore di numerosi titoli del primo Dario Argento; parimenti sottotono è la colonna sonora di Stelvio Cipriani. 2/10.
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