Regia di Simon Pummell vedi scheda film
25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - CONCORSO
Un mondo futuro avveniristico ma non troppo, una società che vive incastonata in torri di cristallo e protetta dentro appartamenti lussuosi con arredi essenziali ma di grande effetto scenico. Il giovane Slater ama la sua Nadia e tutto ciò può bastargli per assicurargli qualcosa di simile alla serenità.
Brand New-U è una ammaliante società di servizi che si occupa, a mezzo di promesse allettanti, di far cambiare i connotati di una vita a tutti coloro che non sono soddisfatti dell'esistenza che stanno vivendo: la società si impegna ad organizzare un radicale cambiamento di identità, di nome e di location ove vivere, preoccupandosi anche di cancellare tutti gli indizi della vita precedente, in quanto chi subisce la trasformazione, perderà cognizione della vita precedente, predisponendosi a godere dei benefici di quella nuova.
Nadia, forse per una latente forma di esaurimento, si fa convincere dalla società a sottoporsi al cambiamento.
Peccato che il giorno fatidico del cambiamento, nell'appartamento della donna ci sia pure il ragazzo, che aprendo la porta agli estranei che si presentano sull'uscio, viene suo malgrado coinvolto pure lui nel cambiamento di vita. Salvo che, opponendosi al processo, si procura una sorta di sdoppiamento di personalità. Risultato: due uomni identici che tentano di ritrovare se stessi e la ragazza che è loro sfuggita. Salvo, una volta trovata, riuscire ad aggiudicarsela uno ai danni dell'altro.
Questa, penso, se ho correttamente interpretato le tracce di una trama davvero molto fumosa e poco chiara, la storia, o meglio, il presupposto che giustifica un interessante apparato scenografico, povero ma suggestivo, e che ha la capacità di sfruttare locations avveniristiche con tutta probabilità esitenti, arricchendole di particolari che ben si adattano a rappresentare i contorni di una società futuristica (distopica? Forse....sarebbe bello capirlo) a noi non molto lontana, dominata dalla tecnologia che annienta i sentimenti, sostituendoli con giochini e meccanismi che alla fine assicurano solo il vuoto e la solitudine.
Una regia interessante e volenterosa che incede su interni lussuosi e stravaganti. Molto incerta, incompleta e non convincente la sceneggiatura, che accumula situazioni senza spiegare a sufficienza, senza curarsi di fornire allo spettatore un minmo sindacale di indizi che lo aiutino a capire.
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