La recensione su Wrecker

Wrecker (2015): locandina

Emily (Anna Hutchison), dopo una delusione d'amore, si lascia convincere dall'amica Leslie (Andrea Whitburn) circa un incontro galante con due ragazzi. A bordo di una sportiva Mustang rossa, le due affrontano il viaggio per giungere all'appuntamento. Per problemi di segnale GPS, giunte ad un bivio, poiché il  navigatore non da più indicazioni, scelgono di proseguire per la strada denominata "Devil's pass". La svolta non è stata quella migliore: presto infatti si trovano di fronte un carroattrezzi, con una vecchia Ford a rimorchio. L'autista del mezzo inizia un pericoloso -e insensato- gioco d'inseguimento, e non esita ad eliminare chi incontra sul percorso. Quando, dopo essere uscita di strada ed avere perso i sensi Emily rinviene, scopre che Leslie è sparita. Ma non il vecchio Western Star Trucks, guidato da qualcuno che è decisamente impazzito.

Il canadese Micheal Bafaro da noi è conosciuto per alcuni modesti horror, dimenticati velocemente: The barber, 11:11 - La paura ha un nuovo numero, The covenant 2 (il migliore del lotto) e The cycle. Si tratta di lavori molto ben girati, spesso destinati all'home video, ma confinati nella mediocrità a causa di sceneggiature sconclusionate e inefficaci. Purtroppo, anche Wrecker non si distingue dalla media. Evidentemente in forte debito con il classico di Steven Spielberg (Duel) e -ancor di più- con l'interessante Radio killer, Bafaro -anche co-sceneggiatore- non riesce a mantenere il buon ritmo di partenza. Wrecker, infatti, per tutta la prima mezz'ora è, a dir poco, stupendo: riprese dinamiche e vertiginose lungo strade panoramiche mozzafiato, percorse da due affascinanti ragazze (bellissima non meno che brava Anna Hutchison) che si muovono con troppa spensieratezza. Poi l'incognita, rappresentata da un autista  (mai lo vedremo in volto, proprio come nel già citato Duel) che tiene affisso in cabina una stella a cinque punte e un crocefisso rovesciato.

Quando si scoprono le carte, ovvero si intuiscono le "cattive" intenzioni del "recuperatore d'auto", la storia diventa più che scontata. Non solo perché, nel rispetto di un improbabile cliché, i cellulari (ma anche i fissi!) mai funzionano (nel 2015 la copertura del segnale è ormai totale) ma per uno sviluppo troppo prevedibile, che finisce per indurre la visione verso situazioni note e arcinote. Ecco quindi che il gioco messo in atto dal crudele autista di carroattrezzi perde di fascino, per approdare poi pericolosamente in zona trash a causa di un epilogo che fa della CGI (la distruzione del  Western Star Trucks) brutta coppia con un finale implausibile, per quanto aperto al sequel.