Regia di Stéphanie Di Giusto vedi scheda film
Tutti i vj e video-performer odierni dovrebbero renderle omaggio, riconoscendole il pionerismo nelle arti visive.
Loïe Fuller (vero nome Mary-Louise), danzatrice-non danzatrice in realtà coreografa, scenografa e creatrice di macchine teatrali basate sull'uso innovativo della luce elettrica, fondamentalmente creativa visionaria, quest'ultima definizione le si addice in maniera letterale: tutti i vj e video-performer odierni dovrebbero renderle omaggio, riconoscendole il pionierismo nelle arti visuali, come d'altra parte, all'inizio del '900, fecero i fratelli Lumiere immortalandola in una loro pellicola. Il film-biopic della debuttante regista Stéphanie Di Giusto, traendo spunto dal saggio biografico di Giovanni Lista, inizia dallo stato di isolamento geografico oltre che psicologico, in una sperduta contea dell'Illinois dedita all'allevamento di bestiame, in cui la nostra eroina vive. Condizioni di vita durissime tra rozzi cowboy che vedono in Mary-Louise una "strana" ragazza che preferisce autorecitarsi testi teatrali e poesie invece di accudire gli animali. Questo la porterà a fuggire e iniziare quella meravigliosa avventura artistica, non priva di delusioni, con meriti che le verranno riconosciuti già in vita, soprattutto in Europa, a Parigi, patria di tutte le avanguardie del nascente XX secolo. Interessante il rapporto con la Isadora Duncan di cui produsse le prime apparizioni in scena, riconoscendole quel ruolo di vera danzatrice quale lei non era, ma soprattutto quella creatività innovativa che conosceva bene ma che determinerà anche l'inizio della sua fine.
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