Espandi menu
cerca
Un padre, una figlia

Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maurizio73

maurizio73

Iscritto dal 25 giugno 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 84
  • Post 4
  • Recensioni 891
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Un padre, una figlia

di maurizio73
6 stelle

Le Variazioni Goldberg delle molteplici ramificazioni del compromesso compongono la struttura drammaturgica di storie ad incastro in cui la programmata intempestività dei fatti è l'artificioso pretesto di uno scontro etico sospeso tra necessità pubbliche e doveri privati: una cascata di eventi attesi che chiama ciascuno alle proprie responsabilità.

Romeo, medico rumeno di mezz'età in rotta con la moglie, ha riposto tutte le sue aspettative nel futuro della figlia, in procinto di diplomarsi e di partire per Cambrigde grazie a una prestigiosa borsa di studio. Quando la ragazza rimane vittima di un tentativo di violenza sessuale, l'uomo non esiterà a ricorrere a tutte le sue conoscenze pur di fare arrestare il colpevole e consentire alla ragazza di superare un esame che le sopraggiunte difficoltà le rendono quasi proibitivo. Dovrà ben presto confrontarsi però tanto con i rischi del compromesso quanto con la candida intransigenza della ragazza. 

 

locandina

Un padre, una figlia (2016): locandina

 

Vero teorico del cinema rumeno degli ultimi 15 anni, Christian Mungiu si è guadagnato sul campo la fama di autorevole esponente di una scuola europea che fa del rigore naturalista e di un'attenta analisi dello spaccato sociale, gli strumenti attraverso cui rappresentare lo stato dell'arte di una civiltà occidentale sopravvissuta alle macerie materiali della dittatura comunista e disorientata di fronte al vuoto morale che quella ha lasciato dietro di sè; sospesa com'è in un limbo senza tempo tra arretratezza dei costumi e inderogabili sfide della modernità. Sempre alla ricerca di una scrittura che sappia cogliere le più sottili sfumature di uno spettro umano che manifesti il senso di questa contraddizione, le sue storie esemplari sono popolate di figure che pur avendo la complessità di personaggi in carne ed ossa mantengono anche il valore universale di maschere morali; esemplari di una classificazione sociale che trovano nella coerenza dei comportamenti e nell'ineluttabilità dei destini la loro ineludibile funzione allegorica. Sembra non sfuggire a questa regola generale nemmeno questo suo ultimo lavoro festivaliero, allorchè le Variazioni Goldberg delle molteplici ramificazioni del compromesso compongono la struttura drammaturgica di storie ad incastro in cui la programmata intempestività degli eventi (il ratto di lei alla vigilia di un importante crocevia accademico) è l'artificioso pretesto di uno scontro etico sospeso tra necessità pubbliche e doveri privati: una cascata di eventi attesi che chiamerà ciascuno alle proprie responsabilità, tirando presto il bandolo di una matassa che troverà nel finale la sua naturale soluzione all'insegna della distensione generazionale e della libertà di scelta. Se questo schematismo di fondo resta l'elemento meno convincente del film di Mungiu (compreso il dualismo di tutti i personaggi, nessuno escluso: il medico bigamo con amicizie nei posti chiave, la moglie ignava e inane, il fidanzato della figlia codardo e bugiardo, il preside con lo scheletro nell'armadio, i poliziotti con le mani in pasta, il doganiere in cerca di un fegato da barattare con soldi e favori, etc.), sta' nell'implacabile rigore della messa in scena, nel suo restare attaccato ai personaggi e ad i luoghi, nella capacità di incrociarne destini e vicende il fulcro di un cinema corale che anima un teatro umano di sconfortante desolazione, che guarda con distacco la miseria morale di una società che genera i suoi mostri ma che pure sa trovare tra le pieghe di un racconto didascalico gli insospettabili scarti di una coscienza lacerata ed aperta alla speranza: il piccolo mascherato che tira sassi e cerca attenzioni, l'uomo risoluto e combattuto che trova il coraggio di accettare le sue responsabilità e le scelte della figlia, la foto di gruppo di una generazione di facce pulite da cui ricostruire una società nuova.

 

Maria-Victoria Dragus

Un padre, una figlia (2016): Maria-Victoria Dragus

 

Premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes ex aequo con l'Olivier Assayas di Personal Shopper.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati