Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film
Ancora una volta Cristian Mungiu non delude. Il titolo indica la forte preoccupazione che prova un padre verso il futuro della figlia, consapevole delle difficoltà nella Romania odierna ancora memore dei nefasti lasciti del regime di Ceausescu. Nulla è scontato, anzi il tutto lascia inebetiti. E non ci saranno risposte a tutti i risvolti.
La Romania di Cristian Mungiu non è un paradiso. Di certo non è un inferno, al massimo ce la mostra come un purgatorio, dove ogni giorno, ogni momento la gente spera che la vita possa migliorare, possa dare una speranza per il futuro, specialmente per i figli che studiano e crescono. Il fardello del passato, quello della dittatura di Ceausescu durata fino al dicembre del 1989, però è perennemente nella mente della gente, quella ovviamente più vecchia, che non riesce a dimenticare il grigio passato e lo confronta con le attuali gravi difficoltà del presente. Tra i ricordi indelebili del tempo e le aspettative di una vita migliore le persone vivono ogni giorno cercando di evitare le insidie della burocrazia, dei politici invasivi, della corruzione che inquina l’aria che si respira.
Romeo, un medico di mezza età, ne è la piena rappresentazione: ormai disilluso dall’andazzo della vita che vede scorrere senza il minimo di speranza di miglioramento ha solo uno scopo nella sua mediocre vita di chirurgo, quello di sistemare al meglio sua figlia Eliza. Se riesce a farla andare con una borsa di studio in un college in Inghilterra sarà come aver realizzato se stesso, sarà come aprire il futuro alla sua stessa vita, tanto ci tiene. L’unico ostacolo per la ragazza è superare con il massimo dei voti gli esami di maturità (da qui il titolo originale ‘Bacalaureat’) e ciò non sembra facilmente realizzabile. Romeo è una persona per bene, nonostante la famiglia stia andando a rotoli da quando il rapporto con sua moglie è totalmente precipitato in maniera irrecuperabile, ragion per cui il suo affetto e la sue attenzioni si sono completamente riversate sulla unica figlia. In verità il tempo lo trova anche per una relazione extraconiugale con la bella e più giovane Sandra e il tempo poi lo trova per tutti. Romeo dice infatti di sì a tutti coloro i quali gli chiedono un favore, un aiuto, una raccomandazione presso un suo conoscente influente, un po’ di attenzione. Dice sempre di sì, anche se nel frattempo lo ha già detto per un altro impegno che capita contemporaneamente. Non è il tipo che si rifiuta, tiene in sospeso solo la promessa di lasciare definitivamente la moglie per andare a vivere con Sandra e il suo bimbo. In questo scarso equilibrio di vita e di impegni cade come un macigno una grave disavventura alla figlia Eliza, che nel frattempo non gradisce che il padre si stia dando da fare, nel sottobosco delle conoscenze di politici e poliziotti, per far ottenere i voti sperati nell’incombente esame di diploma.
Ma è giusto e onesto cercare questo aiuto? È più importante arrivare al traguardo sospirato del college inglese o è fondamentale nella vita mantenersi onesti e puliti anche se si fallisce l’obiettivo? Diventa questo il problema di fondo del bellissimo film di Cristian Mungiu: il fine giustifica i mezzi, anche se non si commettono reati gravi? In fondo, sembra autogiustificarsi il medico, è per il bene della figlia, ma soprattutto – è questo in realtà ciò che vuole – è per la sua futura vita migliore che deve andar via da questa nazione dove non migliora più nulla, dove non ci sono speranze e sogni da realizzare. Vuoi mettere queste vie di periferia abbandonata con un parco inglese? un misero lavoro di infermiera in un lugubre ospedale rumeno con quello di medico in Inghilterra? Ormai loro, i più anziani, hanno già provato a migliorare la vita della Romania del dopo Ceausescu ma tutto è fallito, tutto è naufragato, perché troppo forte l’establishment affermatosi nel frattempo, troppo ingombranti non la burocrazia ma i burocrati, gli interessi di chi vuole che tutto continui così, troppo facili le mazzette per promettere favori a destra e a sinistra. Che almeno, pensa Romeo, i giovani scappino via, si salvino da questo purgatorio non temporaneo, senza futuro. La sua famiglia sembra lo specchio della nazione, anche in casa tutto è come provvisorio, senza sbocchi e con la sola speranza che succeda qualcosa di inaspettato per migliorare ciò che nessuno vuol cambiare.
Cristian Mungiu, quindi, non perdona nulla. Ancora una volta la sua Romania è grigia e senza sbocchi: se in altre occasioni bisogna ricorrere a malfattori che si fanno pagare uno sproposito e con gravi rischi di vita per un aborto clandestino (vedi 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni), oppure se altrove l’ignoranza e la costrizione dominano in un centro religioso dove si lascia morire crocifissa una ragazza (vedi Oltre le colline), qui questa volta in Transilvania la vita non offre molte scelte e se devi proprio scegliere non è facile.
Poteva deludere un racconto di Cristian Mungiu? No. Come al solito il regista scava nell'ambito delle relazioni tra le persone di una famiglia, tramite una storia raccontata intensamente, con risvolti a volte non chiari e con attimi di alta tensione, direi quasi con punte hitchcockiane, che alzano l'attenzione dello spettatore. Nulla è scontato e anzi il tutto lascia inebetiti. Non ci saranno risposte a tutti i risvolti della storia: alla fine ognuno potrà ipotizzare quello che vuole, tanto tutto è precario. Rimane al centro "IL" problema: se è giusto o no dare maggiore importanza allo scopo da raggiungere, senza pentimenti, oppure se è preminente il metodo per raggiungere il traguardo e i mezzi utilizzati; Machiavelli colpisce ancora.
Bravi e credibili gli attori e la regia è a dir poco ineccepibile.
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