Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film
La storia si svolge a Parigi in una bella giornata di sole e avrà il suo epilogo prima che faccia giorno. La macchina da presa segue dei giovani, ciascuno dei quali sembra avere un compito preciso. Girano per la città, portano strani pacchetti, entrano in grandi edifici di uffici, fanno fotografie di nascosto, segnano l’ora. Si capisce che, quantunque ciascuno operi da solo, fanno parte di un piano organizzato in modo meticoloso. Talvolta si incontrano sulla metropolitana, non si parlano, ma basta un gesto per capirsi. Sembrano giovani di varia estrazione sociale, uno sicuramente dell’elite perché viene ricevuto da un ministro, passando tutti i controlli di sicurezza, che conosce personalmente il padre. Nessuno di loro sembra essere un emarginato o un povero. Ragazzi normali, che potrebbero essere ai primi anni di università, tranne uno più giovane. Tutta la prima parte del film, che dura in tutto quasi due ore, si svolge in giro per la città. Nella prima parte dei film c’è pochissimo dialogo non si capisce chi siano e cosa li spinge a fare quello che stanno organizzando.
Nell’arco della mattinata fino a primo pomeriggio hanno predisposto tutto e più tardi tutte le bombe predisposte in tanti punti della città esplodono in contemporanea. E’ il caos totale in città. I giovani attentatori hanno organizzato di rifugiarsi in un grande magazzino, che occupa un intero palazzo, quando questo chiude e al suo interno c’è solo un servizio di vigilanza. Riescono ad entrare, eliminano i vigilantes (ma questa scena non si vede ma si vedono poi i morti nella stanza dei monitor di sorveglianza) e si installano in questo grande edificio isolato dal mondo esterno. Inizia la seconda parte del film che si svolge tutta all’iterno dell’edificio. Qui si crea come un mondo a parte, un’altra dimensione, e vivranno queste ore in questo luogo così strano se visto senza la gente che lo affolla. Non parlano più di quello che hanno fatto, ne seguono un po’ le notizie sui grandi televisori del negozio, ma si scatenano quasi come in un parco di divertimenti. Musica a palla, qualche innamoramento delle due ragazze del gruppo e la canzone My way, che uno di loro finge di cantare su una base già registrata, sembra presagire l’epilogo della loro storia e della loro vita. Arriveranno le forze speciali e saranno tutti uccisi e tra loro anche due barboni che avevano fatto entrare e per poche ore avevano trovato il loro bengodi.
E’ un film che o ti prende o non lo sopporti. A me ha preso dall’inizio alla fine. Eppure è strano che mi sia accaduto questo perché a me piacciono i film costruiti con un impianto che spieghi le cose o, quanto meno, che mi consenta di ricostruire le motivazioni della vicenda. Qui invece nulla di tutto ciò. Le motivazioni di questo agire da terroristi non ci sono né vengono in qualche modo dette o fatte intuire. E’ una ribellione tout court alla società organizzata e colpisce con le bombe un ministero, un grande edificio di uffici, auto parcheggiate, un monumento (credo che si trattasse di Giovanna d’Arco). Stupisce la grande capacità organizzativa di questi giovani, agiscono meglio di terroristi di professione. E’ una ribellione senza causa e in questo ricorda il film Gioventù bruciata, ma lì erano dei ragazzi annoiati o delusi dagli adulti che si divertivano, come potevano, tra di loro. Il film contiene molti rimandi ad altri film e a me il grande magazzino, i manichini muti che ti guardano, mi ha fatto ricordare “Occhi bianchi sul pianeta terra”. Alla fine, tra le musiche assordanti della seconda parte, questi ragazzi fanno quasi compassione, nonostante i crimini di massa che hanno commesso. Si aggireranno intrappolati in questo palazzo del grande magazzino cercando una via di scampo al loro destino.
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