Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film
Il film di Bertrand Bonello provoca disagio, un disagio indefinito che si trasforma in malsana fascinazione, Nocturama ti entra dentro e ti stordisce, ti infastidisce con il suo essere coerente e allo stesso tempo folle esposizione di un orrore contemporaneo, un qualcosa di "innaturale" ma che ormai ci appartiene, fa parte di noi e del nostro tempo.
Sensazioni simili e allo stesso tempo molto diverse me le aveva date United 93 (Paul Greengrass - 2006) anche in quel caso pulsava a fine visione un grosso punto di domanda, mi interrogavo sull’opportunità o meno di affrontare tematiche così drammatiche e attuali, sul significato di trasformare (mutandola in fiction) una realtà di tragedia che purtroppo sembra diventata banale routine.
Nessuna risposta, i dubbi e le perplessità restano, così come l’effetto straniante di alcune pellicole, film che scavano nel profondo e ti costringono a guardare dentro te stesso, cercando risposte che non esistono o che semplicemente non ci appartengono.
“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi”
(Étienne de La Boétie – Discorso sulla servitù volontaria)
Parigi. Oggi.
Giovani ragazzi viaggiano per la città e si tengono in contatto tramite telefoni cellulari, si spostano con i mezzi pubblici e si scambiano buste e pacchi, sono sincronizzati al minuto e ognuno di loro ha un compito preciso, quando si incrociano non si parlano e si guardano a malapena, sono tutti francesi di varie estrazioni sociali e di età variabile (comunque giovanissimi), sono terroristi e preparano un attentato, obiettivi precisi e strategia ben studiata, esplosivo semtex e armi da fuoco per colpire il loro paese.
Quando insieme alle bombe esplode anche il panico i giovani si rifugiano in un immenso centro commerciale di lusso, il centro viene chiuso per motivi di sicurezza e con l’aiuto di un sorvegliante la banda sembra essere al sicuro, come in una bolla di vetro, nella notte invisibili al mondo e lontani dalle fiamme del terrore.
Nella prima parte Bertrand Bonello propone il suo dramma seguendo due linee parallele, l’azione diretta si alterna a brevi flashback che cercano di definire (invano) la genesi del folle gesto, le motivazioni restano sfumate non per demerito del regista che firma anche il soggetto ma per una precisa scelta narrativa, non ci sono solide basi ideologiche a muovere il gruppo e questo nonostante spuntino di tanto in tanto rivendicazioni politiche/sociali.
Viene citato il “Discorso sulla servitù volontaria” di Étienne de La Boétie, documento rivoluzionario scritto nel 1549 e pubblicato clandestinamente nel 1576, quando lo compose il giovane scrittore e filosofo aveva circa 22 anni, più o meno l’età dei terroristi del film.
Sono inoltre inseriti riferimenti alla situazione economica contemporanea, il lavoro che manca, il totale dominio di un capitalismo globale, ma infine queste argomentazioni sembrano tutte dissolversi in un inquietante nulla, un cosmico buco nero che assorbe il cuore di una giovane generazione lasciandola apatica e senza riferimenti.
Gran parte del plot è stato scritto nel 2011 (quindi prima degli attentati di Parigi), questo non ha impedito al film di essere rifiutato all’ultimo Festival di Cannes, chiaramente le ferite dei francesi sono ancora troppo vive per affrontare un opera del genere, la quale se possibile è ancora più destabilizzante e provocatoria di quello che si potrebbe immaginare, non ci sono infatti accenni al fondamentalismo islamico, non si parla di Isis o di guerre di religione, il terrore raccontato da Bonello nasce dall’interno, è una furia anarchica incomprensibile che scuote nel profondo per la sua assoluta inconsistenza motivazionale.
La prima parte del film presenta i personaggi, per la maggior parte mute anime in perenne movimento, viaggiano in simbiosi come un unico corpo ma questa sintonia è un inganno, perché ogni corpo presenta una forma di alienazione diversa, che non si sposa con le altre ma che trova il modo di convivere al solo scopo di portare a termine il piano stabilito.
Questa diversità appare evidente nella lunga (forse troppa lunga) parte centrale ambientata nel centro commerciale, i giovani si muovono solitari come alla scoperta di un pianeta sconosciuto, rari sono i momenti in cui la condivisione dell'atto criminale diventa occasione di confronto, a dominare è un senso di angoscia per quello che è stato fatto, la paura di essere scoperti, forse la consapevolezza delle azioni appena compiute.
“Qualcosa di simile doveva accadere”
Il centro commerciale diventa per paradosso la massima espressione di una contraddizione clamorosa, un luogo che esplicita con arroganza il potere di un capitalismo fuori controllo si trasforma in una specie di bunker salvavita, un gigantesco parco giochi per alcuni, una gabbia dalla quale è impossibile uscire per altri, una dimensione aliena dove lasciarsi andare a riflessioni intime che restano nebulose e che descrivono personalità sfuggenti e proprio per questo spaventose.
E mentre fuori la città vive il suo terrore impreziosito dall’immancabile corollario di edizioni speciali la notte avanza e le ore passano insinuando la subdola consapevolezza di una fine imminente e inevitabile.
I giovani protagonisti di Nocturama si specchiano in quelli di Elephant di Gus Van Sant, schegge impazzite azionate da un interruttore nascosto, come dice il regista “non è un film sul terrorismo ma un film su un sentimento diffuso d’insurrezione”, un sentimento che si percepisce nell’aria, che si respira, che non si manifesta ma di cui tutti siamo consapevoli, sappiamo che è presente anche se non lo vediamo.
Il regista non perde mai di vista i suoi giovani protagonisti, li segue per le strade di Parigi, li scruta lungamente con primi piani che indagano, che cercano di far emergere pensieri ed emozioni, ma è come guardare una tela bianca, solo nel finale si intravede qualcosa, è il terrore puro che come un boomerang torna indietro e inchioda i terroristi davanti al loro destino.
Molto bravi i giovani attori alcuni esordienti assoluti, ottima la colonna sonora e la fotografia, forse un tantino troppo lunga la parte centrale ma alcune sequenze nel vuoto del centro commerciale sono di grande fascino, film forse imperfetto ma che di certo non lascia indifferenti.
Voto: 8
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