Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Diceva Alberto Barbera nel consuntivo sulla Mostra di Venezia che in assenza di capolavori la selezione dei film italiani nel concorso ufficiale corrispondeva alla volontà di dare conto delle tendenze che attraversano con più forza il nostro movimento cinematografico; e quindi da una parte di premiare le caratteristiche di sperimentazione e di novità apportate alla causa del genere documentario presente con due degli esponenti più coraggiosi e innovativi (i Parenti e D’Adinolfi di “Spira Mirabilis”), dall’altra di dare manforte all’industria dell’intrattenimento con scelte (“Piuma” e “Questi Giorni”) più discutibili almeno a questo livello ma sicuramente giustificate in termini di numeri e di successo popolare. In questo ambito “L’estate addosso” di Gabriele Muccino presente alla Mostra in una sezione collaterale era chiamato a fare da sparring partner ai vari Roan Johnson e Giuseppe Piccioni con una commedia che alla pari di quelle in gara narrava - attraverso storie d’amore e d’amicizia - la difficoltà di crescere della gioventù contemporanea. Per farlo Muccino aveva deciso di tornare all’antico senza però tradire l’anima del suo ultimo cinema, e quindi di raccontare un viaggio che dall’Italia avrebbe portato i suoi ragazzi in America e in particolare in quella San Francisco in cui aveva ambientato “La ricerca della felicità”.
La coesistenza tra vecchio e nuovo riesce però solo in parte perché la combinazione tra i dolori sentimentali di “Come te nessuno mai” riassunti dalle intermittenze sentimentali tra Marco (Brando Pacitto, arruolato anche nel film di Johnson) e Maria (la fotogenica Matilda Lutz), complice una sceneggiatura poco ispirata, faticano a coesistere con la rappresentazione dello spazio americano così come era stato filmato da Muccino negli ultimi film della sua filmografia. Ridotte a mero depliant la geografia umana e territoriale di San Francisco offre a Muccino la possibilità di un outing artistico (gli amici americani Matt e Paul sono una coppia gay) che lo segnala come autore attento al sociale senza però fargli fare un’auspicabile passo in aventi in termini di maturità registica. Al contrario “L’estate addosso” è un ibrido che non regge il confronto con gli altri film dell’autore italiano.
(icinemaniaci.blogspot.it)
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