Regia di Byron Howard, Rich Moore, Jared Bush vedi scheda film
Bellissimo e divertente! Da vedere, finalmente la Disney di una volta...E migliore!
Zootropolis, la metafora della fratellanza
Bellissimo film: perfetto!
Uscito da poco nelle sale, nel 2016 è la piacevole sorpresa che ha visto riconquistare alla Disney i privilegi dei grandi classici. Questa pellicola fonde benissimo un’ efficace sceneggiatura, una storia avvincente tra il thriller, l’ action- movie e il giallo non scontato e una grafica perfetta e spettacolare con una fusione di movimenti, espressioni e trovate geniali che ne fanno certamente un classico a tutti gli effetti, rendendo ora di nuovo riconoscibile la storica casa d’ animazione che “non sbaglia un colpo”, dopo una prova deludente come “Il viaggio di Arlo”, film questo, a mio parere, da bocciare in tutto e per tutto, poiché negativa e sadica storia non adatta, per alcune scene e battute, ad un pubblico di minori, brutto e mal concepito tributo in chiave animata dei film di Sergio Leone e dei western in generale, con rimandi espliciti e inutili a capolavori come “Il Re Leone”, assolutamente da non considerare come grande classico ma come grande flop, a confronto di tutti i bei film che la produzione disneyana ha saputo regalare.
La trama di “Zootropolis” si svolge, dall'inizio, in una località di campagna, in cui una coniglietta di nome Judy, altro azzeccato personaggio femminile forte e fuori dagli schemi, senza mai dimenticarne la grande umanità, aspira a cambiare il mondo, sognando ad occhi aperti di diventare una poliziotta e, attraversando molte difficoltà quali il rifiuto di tale aspirazione da parte dei genitori, le diffidenze degli altri animali quali le volpi, i cosiddetti Predatori, in natura storiche acerrime nemiche dei conigli , riesce a raggiungere i propri scopi, a formarsi all’ accademia di polizia e a trasferirsi finalmente nell’ immensa città di Zootropolis.
I problemi, però, non mancano, e Judy capisce che i sogni spesso non riflettono la realtà ma, determinata com’ è, non si scoraggia e va avanti; dopo varie peripezie, le viene affidato un caso particolare, la sparizione di 14 animali appartenenti tutti alla specie dei Predatori. Inusualmente affiancata, nel corso della storia, da un complicato ma tenero individuo, Nick, una volpe intraprendente, la coniglietta Judy porterà lo spettatore alla ricerca della soluzione del mistero, non mancando di porlo di fronte a molte riflessioni sulla convivenza, la fratellanza e l'accettaione delle diversità. Tutta la storia, appunto, fin dalla prima parte, vige intorno al mito di Zootropolis, la grande città che apre le porte alle occasioni e i sogni più diversi.
E' una città enorme che racchiude in sé tutti i principali habitat naturali del pianeta, dal deserto fino ai due poli, dalla foresta pluviale alle cascate del Niagara e così via, il tutto coronato dalla grande metropoli caotica in stile New York o Chicago, che ingloba un po’ tutte le principali specie animali, che convivono insieme senza apparenti problemi, se non quelli vigenti in una normale società evoluta (a tal proposito, si veda La fattoria degli animali, romanzo del grande scrittore G.Orwell).
Il fulcro del film è proprio l’ evoluzione: infatti, gli animali, da principio selvaggi e nudi, ora sono tutti vestiti, istruiti e facenti parte di una scala evolutiva che altro non è che la metafora dell’ umanità; tutti questi magnifici e teneri abitanti, dai topolini alle donnole fino ai leoni e i rinoceronti, sono proprio della macchiette identificative delle varie caratteristiche umane: grassi, magri, svelti, lenti e lentissimi (i bradipi e le scene loro correlate sono insuperabili!), alti, bassi, intelligenti e non; insomma, una vera e propria giungla metropolitana e diversificata in cui, magari, qualche bambino in sala avrà riconosciuto se stesso in un piccolo mammifero, o addirittura avrà identificato qualche suo parente!
In tale contesto, Judy inizia il suo viaggio, mai statico e sempre più avvincente in tutte le fasi della narrazione, aiutando noi spettatori a scoprire aspetti diversi di questa grande metropoli, soprattutto il fatto che in questa società di animali educati non ci sia apparentemente una vera e propria discriminazione tra prede e predatori, ma che tale specificità sia accettata apparentemente come caratteristica che non disturba affatto la quiete, ma che, al contrario, ne valorizza la specificità. Nel corso di questo giallo, la coniglietta passa da un habitat all ’altro, in cui si espone la visione di più ecosistemi più o meno grandi e sorprendenti, dove tutte le caratteristiche tecniche, ossia particolari, vestiti, case ecc. hanno una perfezione quasi inimmaginabile, supportata da un’ eleganza e una sapienza conoscitiva e plastica della costruzione delle forme che è assolutamente da Oscar dell’ animazione digitale. Già dalla prima parte del film, Judy si scontra con il personaggio di Nick: la preda conosce il suo predatore che tanto predatore più non è, anzi assomiglia molto ad un delinqunte menefreghista e superficiale; quindi, forzatamente, i due sono costretti dagli eventi a fare sodalizio, così le loro personalità si confrontano ed escono alo scoperto, e il risultato che ne deriva è un’ importante riflessione, ossia che, in un mondo in cui tutti si riconoscono come animali e tutti appartenenti alla stessa natura, c’ è sempre una latente emarginazione che tende a fare differenze laddove non dovrebbero esserci per forza: prede e predatori convivono ma sono pur sempre opposti e trattati come mondi separati.
La netta spaccatura tra città e campagna, tra semplice e complicato, è accentuata nella voglia della una giovane coniglietta di volere raggiungere la sua indipendenza, di inseguire dei sogni senza dovere scendere a compromessi, scontrarsi così facendo con il rifiuto da parte degli abitanti di città di considerarla come una loro pari: Judy ci fa riflettere su cosa è giusto o sbagliato in una determinata professione, quale quella del poliziotto, che si prefigge di aiutare la società, di aiutarla a progredire, e coglie nel segno la profonda solitudine delle anime pure che si muovono in un mondo sempre più corrotto e che vedono i loro sogni venire meno ad un passo dal loro raggiungimento, in una realtà in cui le tigri sono agnelli e gli agnelli sono tigri ancora più spietate delle tigri stesse, coperte da grandi e soffici matasse di pelo ma piene, nel loro cuore, di rancore per la sottaciuta emarginazione, dovuta alla supremazia del più forte sul più debole, della preda nei confronti del predatore.
Infatti, con la scusa che “i piccoli devono darsi una mano”, Judy viene ingannata, va a fidarsi proprio di quell' incanto, ossia che da una parte sola, quella delle prede, venga l ’aiuto possibile, e che da parti avverse, quelle dei predatori non può esservi l’ eccezione che conferma la regola, nonostante le due specie convivano ogni giorno nella stessa città: Zootropolis nasconde in sé la bugia dell’umanità sociale, quella che, finché tutto è bello, rosa, apparecchiato, composto nelle giacche e florido non ci si pone nessuna domanda, ma quando poi, impazzendo, i suoi membri cominciano a trasgredire e diventare aggressivi, la comunità comincia a porsi mille quesiti, e le sue fondamenta crollano per essere addentate dagli sciacalli, dagli agnelli che fino ad allora erano sempre stati innocenti ed ora vogliono fare la parte dei buoni, non essendolo affatto.
Tutt’ altro che uno stupido film per bambini: metafora dei dubbi dell' evoluzione, propone più riflessioni sull’ andamento del mondo e della società umana dei nostri ultimissimi tempi, che tanto ricorda il detto di Plauto, poi divenuto concetto filosofico con il filosofo T. Hobbes (c’ entrerà qualcosa con il cognome della protagonista, Hopps? Chissà!) ovvero “Homo Homini Lupus”, concetto appunto dove viene considerata la natura umana come un continuo egoismo, una lotta fra esseri uguali che in vita non riescono a fare altro che sbranarsi fra loro, e che arrivano ad unirsi solo per raggiungere i propri scopi, facendo di loro stessi degli animali peggiori degli animali stessi nonostante il dono della coscienza e della ragione, e il film è un chiaro rimando a tale filosofia, magari volendola porre più come una domanda che come una risposta già pronta, una chiara critica ai comportamenti e alle debolezze umane, a quell’ipocrisia che fa del volere mantenere certe differenze come uno scudo protettivo invece che un arricchimento.
Zootropolis è la città multietnica, che propone intrinsecamente la fratellanza ma che non la pone al primo posto, consentendo ai più forti di essere comunque indifferenti e sgarbati verso i più piccoli e volenterosi “campagnoli” qual’ è la nostra protagonista, e soprattutto verso i giovani, quelli audaci che non hanno paura di mettersi in gioco per fare progredire positivamente la società, i quali vengono considerati erroneamente come elementi di disturbo e non d’ arricchimento. Sarà proprio la nostra coniglietta, nel corso di questo avvincente e delicato film, a farci riflettere sul significato di crescita sociale, sul rispetto delle proprie aspirazioni, sull’onestà intellettuale verso il proprio dovere, così da porci sotto un riflettore in cui tutti noi, diversi, possediamo qualcosa di speciale che, invece di essere represso da una mentalità ipocrita e chiusa, dovrebbe essere posto come opportunità
d’ accrescimento intellettuale, in modo da permettere che il cambiamento continui a portarci sempre più avanti e a non tornare mai indietro verso i comportamenti primitivi che tanto sanno d’ aggressività e ottusità, proprio come succede ai 14 animali scomparsi che Judy e Nick hanno l’ incarico di ritrovare.
Molto ben concertato il crescente rapporto d’ amicizia che va consolidandosi tra la protagonista e il suo colega acquisito: i due si compensano, non cadono in cliché amorosi, come sarebbe facile far finire una storia scontata, e ci si diverte nel vederli sempre più complici nonostante le loro differenze, ben azzeccata coppia di improvvisati investigatori che fa del film un altro punto credibile, d’ arricchimento positivo per la trama stessa.
Questi ed altri spunti di riflessione vengono introdotti in questa piacevolissima pellicola, che non pecca mai di troppa serietà e coinvolge con delle trovate ironiche geniali, densa di molti giusti rimandi alle grandi pellicole cinematografiche, primo fra tutti Il Padrino (magnifica la figura del toporagno-padrino, dalle grandi sopracciglia, e dei suoi scagnozzi, gli orsi-gorilla, e della figlia, che molto somiglia alla defunta Amy Winehouse, talentuosa icona della musica mondiale); a seguire ricordiamo King Kong, Il Signore degli Anelli, Speed, Indiana Jones e Soldato Jane, rimandi eseguiti con grande efficacia, senza rimarcare troppo o creare dei siparietti che potrebbero disturbarne la narrazione. Film coinvolgente, perfetto, ironico, originale e poetico, pieno di significato e mai noioso, nonostante la complessità della storia, senza pause soporifere e colmo di molte scene d’azione eccellenti.
“Zootropolis” sono certa che sarà da considerare come film per tutti, non solo per bambini, perché contiene tutto quello che un bel film dovrebbe racchiudere, e tutto ciò viene donato soprattutto da una sceneggiatura ben delineata, non facile da trovare in pellicole d’ animazione perchè profonda e intellettuale, dove si mettono bene in risalto le debolezze sociali per riuscire a trovare delle soluzioni concrete e, come il professor Umberto Eco, recentemente scomparso, certamente troverebbe in questa pellicola, rinnova un appello ad un volere creare una società più responsabile, più giusta, molto più colorata e grande, non discriminatoria, attenta alla sostanza e non più all’ apparenza o alla inutile ricarica della mera disuguaglianza, così da divenire più aperta ad arricchirsi e diventare veramente evoluta.
Zootropolis: 10 e lode!
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