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Allegri becchini... arriva Trinità

Regia di Ferdinando Merighi vedi scheda film

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La recensione su Allegri becchini... arriva Trinità

di mm40
2 stelle
Far West. L'uccisione a sangue freddo di una donna da parte di alcuni banditi senza pietà provoca la vendetta da parte del fratello della vittima: Django, detto la Trinità ("Lui, la Colt, la vendetta").
 

Un film di Fred Lyon Morris, ovvero Ferdinando Merighi, ovvero l'ennesimo mestierante da strapazzo gettatosi senza paracadute nel mondo del cinema italiano e atterrato in qualche modo. Capace, anzi, di firmare tre pellicole e di lavorare come assistente in una manciata di altre, fra le quali compaiono anche due spaghetti western di Giuseppe Vari e uno di Demofilo Fidani; da simili maestri non poteva che nascere un allievo di tale risma. Allegri becchini... Arriva Trinità è un film in cui la miseria della produzione trasuda nella messa in scena sgangherata, nella recitazione approssimativa e nella storia di nessun interesse, specie in un 1972 che già aveva visto proliferare oltre ogni immaginazione il filone del western all'italiana, cioè tutto onore, sangue e vendetta. A complicare la situazione - perchè la sceneggiatura di Merighi è realmente poca, pochissima cosa - arriva un cast composto da interpreti scarsamente impressionanti, con in testa due nomi su tutti: Gordon Mitchell e Dino Strano; e a seguire Gino Turini (che è anche produttore qui, insieme a Giulio Negri, aiuto regista), Maily Doria, Amerigo Castrighella, Mike Monty e via via verso l'anonimato più completo. Altri due nomi mitologici di registi trash si spendono nel cast tecnico: Paolo Solvay/Luigi Batzella si occupa del montaggio e per la fotografia a Giorgio Montagnani viene affiancato il giovanissimo Pasquale Fanetti, accreditato nei titoli di testa erroneamente come Panetti. Anche per un genere mediamente a bassissimo budget come lo spaghetti western, siamo a livelli qualitativi infimi. Ultima regia per Merighi. 2/10.

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