Regia di Todd Phillips vedi scheda film
L'operazione stilistica del regista, oltre che per il tributo a Scorsese, si segnala per la volontà di traslazione del registro scanzonato delle sue precedenti commedie demenziali verso un tono da pulp thriller.
Col successo della saga di Una notte da leoni appena dietro di sé, Todd Phillips avrebbe potuto sdraiarsi sugli allori e restare sul proprio seminato. Al contrario, scelse invece di buttarsi su un progetto che in pochi tendono a ricordare (soprattutto perché comunque, a essere onesti, non è affatto un'opera memorabile), ma che a posteriori si rivela essenziale a cogliere le fondamenta oscure di Joker, futuro vero punto di rottura della sua filmografia. Lo spunto arrivò al regista da un vecchio articolo di Guy Lawson uscito sul periodico Rolling Stone (riadattato da Phillips insieme a Stephen Chin e Jason Smilovic), che attestava l'arresto di un duo di giovanissimi "cani da guerra" (traducendo il titolo americano) che riforniva di munizioni l'esercito statunitense di stanza in Iraq e in Afghanistan semplicemente "scrollando" le pagine delle aste di armamenti online per accaparrarsi contratti di piccola o piccolissima taglia, volutamente resi "invisibili" dalla Difesa perché a occuparsene fossero proprio mediatori insignificanti disposti a sporcarsi le mani legalmente, ma sufficienti, se accumulati, a far sguazzare nei dollari i due temerari trafficanti, "carnefici senza carne" perché protetti dall'ipocrita vigliaccheria di contribuire ai conflitti senza mai sparare un colpo. L'argomento non è certo originale: da noi lo trattò Alberto Sordi in Finché c'è guerra c'è speranza, ma la mente in realtà va subito a Lord of War, del quale Phillips fa riecheggiare parecchi temi e sfaccettature (lasciando però al protagonista quello spazio per redimersi che Andrew Niccol cinicamente negava), sebbene la forma sia più orientata a mimare sfacciatamente The Wolf of Wall Street e Casinò (ma il passo frenetico e acido di Martin Scorsese rimangono tutta un'altra cosa e ben più potente, per colpa anche della soverchia voce over di raccordo del protagonista Miles Teller). L'operazione stilistica del regista, oltre che per il tributo a Scorsese (in seguito proseguito nel cinecomic DC, seppure pescando da un'altro periodo artistico del maestro), si segnala per la volontà di traslazione del registro scanzonato delle sue precedenti commedie demenziali verso un tono da pulp thriller (già intravisto in Una notte da leoni 3), con una storia che si complica e si avvelena in crescendo (con un accoltellamento legale alle spalle identico a quello di The Social Network), per pervenire a un disincantato epilogo in cui le varie falsità morali (soprattutto personali, purtroppo, anziché di etica collettiva come in Niccol) si palesano in tutta la loro amarezza. Persino la risata del personaggio di Jonah Hill è anticipatrice di quella di Arthur Fleck. Bradley Cooper, amico di Phillips (e anche produttore del film), è un gangster tirato a lucido dallo sguardo luciferino.
L'eclettica colonna sonora firmata da Cliff Martinez include Wish You Were Here dei Pink Floyd.
Voto: 6 — Film DISCRETO
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