Regia di Chris Moukarbel vedi scheda film
Chi è, cos’è, cosa fa Banksy? Dell’artista di strada senza volto più famoso al mondo si è detto e scritto abbondantemente. Anche al cinema, dove si è brillantemente raccontato in prima persona in Exit Through the Gift Shop. Ridefinire il concetto di immaginario e d’identità (sempre mutevole) della città più raccontata del mondo potrebbe essere un modo per sintetizzare questo Banksy Does New York, documentario sui 31 giorni dell’ottobre 2013 in cui l’artista rappresentò i quartieri della megalopoli americana attraverso una serie di opere, graffiti, provocazioni. Ma più che il percorso narrativo del film HBO (accattivante e perfettamente musicato, quanto piuttosto convenzionale) sono i significati trasversali e collaterali a rendere stimolante la visione. In primis nobilitata dall’oggetto d’indagine, Banksy, il cui esistere, taggare, condividere e postare - come l’essere narrato da notiziari, abitanti e critici - rinvigoriscono quel concetto fluido chiamato “viralità”, rendendo ogni sua azione una parte di un fitto puzzle esistenziale, il piatto ghiotto per la più densa riflessione strutturalista. O per dimostrare fallibilità e provvisorietà dell’arte, inadeguatezza della sua regolamentazione (gli interventi per rimuovere le sue opere che finiscono per amplificarne l’aurea) e del suo mercato. Quindi, chi è, cos’è, cosa fa Banksy? Domande insolute, fuoricampo involontario di un documentario a cui basta esserci per animarsi di senso.
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