Regia di Marco Ponti vedi scheda film
In un paesino pugliese Damiano e Chiara si sposano. Entrambi sono freschi reduci da scappatelle occasionali che ovviamente tentano di coprire, con esiti maldestri. Il padre di lui e la madre di lei se la intendono. Poi c'è un fratello che sceglie la festa di matrimonio per fare pubblicamente outing - e non manca anche la zia torinese acida e rompicoglioni.
Quello di cui Io che amo solo te non si rende conto - che va presumibilmente al di là delle sue volontà, diciamo - è di essere una sorta di remake senza nerbo di una qualche commediola scollacciata degli anni Settanta, di quelle con le famiglie sgangherate di sessuomani, ambientate in paesini del sud costantemente baciati dal sole e abitati da mattocchi, una di quelle pellicole sgraziate e prive di senso nella trama, il cui fulcro erano gli intrallazzi erotici fra i personaggi e le battutacce da caserma. Rieccoci: riecco tutto qui, puntuale e preciso come se Marco Ponti avesse voluto omaggiare caldamente il trash dei tempi che furono; ma nel 2015 vengono ad aggiungersi una cospicua dose di cafonaggine e una serie di risvolti in odore di omofobia che francamente stonano un bel po' con l'anno di uscita del film. Ponti firma anche la sceneggiatura insieme a Luca Bianchini, dal cui romanzo omonimo il soggetto proviene, e con la collaborazione di Lucia Moisio; se si esclude la partecipazione nel cast di qualche elemento degno di nota (Michele Placido, ma anche - perchè no? - Riccardo Scamarcio), davvero pochissimo rimarrebbe di un lavoro che porta i difetti di una confezione approssimativa (e dire che in produzione c'è anche la Rai), dei contenuti banali e miserrimi di cui sopra e che nel reparto interpreti sfoggia nomi come Laura Chiatti, Luciana Littizzetto, Enzo Salvi (per una volta non costretto nei panni del burino romanesco: e quindi meglio del solito, sia pure in un ruolo comunque demenziale), Dino Abbrescia, Eva Riccobono (simpatica in un personaggio drasticamente comico) e, in un cameo nella parte più o meno di sè stessa, Alessandra Amoroso. Dopo il deludente Passione sinistra (2013), un altro passo falso per Marco Ponti. 2/10.
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