Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Il cinema che va in vacanza, o per meglio dire, il cinema che manda in vacanza il pubblico. A secondo dei punti di vista, il merito o il difetto di un film come “Io che amo solo te” è quello di non far pensare lo spettatore, distraendolo dai problemi del quotidiano con un lungometraggio che racconta i colori, il mare e le persone di un’isola che non c’è prestata a mo di cartolina alla storia di Marco e Chiara, i quali, arrivati alla vigilia delle nozze si ritrovano a fare i conti con i dubbi e le paure che precedono il giorno del matrimonio, quando, dopo una serie di tira e molla sentimentali che in diversa maniera li ha visti capitolare sotto il peso delle proprie responsabilità, si ritrovano davanti all'altare con l'impressione di non rappresentare l'idea che uno ha dell'altro. Come se non bastasse, a rincarare la dose ci si mettono pure i rispettivi genitori che, in un valzer di rimpianti e recriminazioni, trovano l'occasione per rispolverare quella promessa d'amore a cui in gioventù non ebbero la forza di tenere fede.
Trattandosi di una commedia sentimentale, e avendo a che fare con un regista abituato a raccontare la versione agrodolce dei rapporti uomo donna, tutto finirà per il meglio non prima di aver dato sfoggio al campionario di tipologie caratteriali previste dal copione; che, in ordine di apparizione vedono in prima fila l'inedita coppia rappresentata da Michele Placido nel ruolo di Don Mimi, il padre di Marco e di Maria Pia Calzone in quello di Ninella, la madre di Chiara, davvero in parte nel gioco di specchi che li fa entrare in dialettica con la coppia protagonista di cui diventano in qualche modo il modello da tradire per arrivare alla felicità. Seguiti a breve distanza dalla gran cagnara di famigliari parenti e amici che in questo tipo di film servono per arricchire il cartellone di nomi e di volti in grado di soddisfare la trasversalità del prodotto, in cui tra gli altri trovano posto la prezzemolina Luciana Littizzetto nella parte della cognata brontolona e ancora i "fidanzati per finta" Eva Riccobono e Eugenio Franceschini che all'insegna dell'adagio "nessuno e' perfetto" diventano i portabandiera di un film che si fa promotore di un sistema di valori capace di aprirsi al nuovo senza rinunciare al buono che c'era prima. Come testimoniano Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti, attori molto contemporanei a cui Marco Ponti dona un look e un'ingenuità da poveri ma belli.
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