Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Una coppia di Polignano a Mare è in procinto di sposarsi e funge da pretesto per ammucchiare la baraonda di personaggi e situazioni che, sul tappeto volante degli stereotipi regionali pugliesi, esce dalle pagine del romanzo di Luca Bianchini per approdare su schermo dopo adattamento in sceneggiatura di Ponti e dello stesso scrittore. Ma scrivere per il cinema è un’altra cosa e saper dare forma e ritmo a questo pastrocchio un’altra ancora. Ponti perde presto la bussola dei tempi comici tra personaggi (troppi) che vanno e vengono senza perché, caratteristi senza carattere (Salvi, Abbrescia e Littizzetto suscitano imbarazzo) e una superflua voce narrante che vorrebbe aggiungere poesia, ma finisce per sparare frasi da Bacio Perugina. Allora il regista tenta di rimediare, saccheggiando registri a casaccio e inserendo un momento “orecchiette western”, un barlume di (vorrei un) melodramma alla Matarazzo e un finale da commedia americana anni 90 con ricchi premi, baci e cotillon per tutti. Ma ancora non basta e, allora, ecco un sottotesto gay politicamente corretto, uno politico da salotto bene («i democristiani non muoiono mai»), uno sulla verginità adolescenziale e un altro sulla redenzione di uno zio galeotto. Peccato che, in questo gran chiasso, il film resti sempre in un angolo, coccolato dai soli che sembrano averlo a cuore: Calzone e Placido, coppia dai sogni infranti. E la reunion Scamarcio-Chiatti? Goffa, ma a qualcuno piacerà.
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