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Wall Street

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Wall Street

di Gangs 87
8 stelle

Bud lavora per un’agenzia di borsa a Wall Street. Stanco di aspettare risultati strabilianti che non arrivano mai, decide di arrotondare lavorando per Gordon Gekko. Le attività poco pulite dell’affarista senza scrupoli, lo rendono sì ricco ma anche complice di un sistema illegale che finirà per ritorcerglisi contro, mettendo a repentaglio anche il posto di lavoro del suo stesso padre.

 

Dopo aver lasciato le terre belliche del Vietnam calpestate e insanguinate, protagoniste dello splendido Platoon, Oliver Stone decide di mostrarci un altro campo di battaglia, quello in giacca e cravatta della borsa più famosa e determinante al mondo, quella di Wall Street. Sceglie, ancora una volta, Charlie Sheen come protagonista, (quelli erano gli anni in cui l’attore era al massimo della sua forma, come mai più lo sarà) e gli affianca un Michael Douglas all’apice della forma.

 

Ed è proprio lui, Michael Douglas il pianeta attorno al quale sembrano roteare non solo tutti gli altri attori satellite, ma anche la trama e la morale della pellicola. Anche se il protagonista, pensato e mostrato, fin dall’inizio è appunto Charlie Sheen, nei panni diBud, appena entra in scena Gordon Gekko tutta l’attenzione, l’ammirazione prima e la repulsione poi sono concentrate su di lui.

 

Nonostante l’argomento di base sia quello finanziario, il film di Oliver Stone non risulta mai pesante e/o incomprensibile; non scende infatti mai nel dettaglio di operazioni altrimenti indecifrabili ai più e si concentra piuttosto sull’effetto del potere e del denaro sull’uomo, sulla battaglia, eterna e irrisolvibile, tra buoni e cattivi inscenando un dramma che si accresce esponenzialmente man mano che la pellicola si svolge.

 

L’unica vera pecca, che ne diminuisce il fascino sta nel finale o meglio, sta sui concetti sui quali si basa il finale. È chiaro fin da subito che Gordon Gekko sia un uomo assettato di soldi e potere, senza scrupoli, eppure Bud sembra sorpreso e amareggiato dall’atteggiamento che lo stesso tiene nei confronti dell’azienda in cui lavora il padre Carl, interpretato dal vero padre Martin Sheen, acquistata da Gekko non per salvarla dalla rovina ma piuttosto per farne fonte di guadagno rivendendola; questa presa di coscienza sembra stridere con la narrazione a cui fino ad allora avevamo assistito e conduce ad un finale che finisce per sembrare disallineato rispetto al resto del racconto.

 

La stessa grinta che anima Gordon Gekko finisce per essere penalizzata dal cambio di rotta morale, che la pellicola sembra imporsi da un certo momento in poi, inseguendo un finale perbenista non necessario e tantomeno consono alla storia narrata. Peccato.

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