Regia di Michael Dudok de Wit vedi scheda film
Un uomo, dopo un naufragio, si ritrova su un'isola deserta e, messo da parte un comprensibile scoramento iniziale, costruisce una zattera e tenta di abbandonare l'atollo ma, un tentativo dietro l'altro, trova sempre un'enorme tartaruga rossa che, distruggendo con la sua corazza la rudimentale imbarcazione, gli impedisce di mettere in atto i suoi propositi: la lotta tra uomo e animale si inasprisce sempre più e un fatto, incredibile quanto inatteso, modificherà l'aspra contesa.
'La tartaruga rossa' è il sorprendente esordio nel lungometraggio animato dell'olandese Michael Dudok de Wit, ultrasessantenne con alle spalle una lunga carriera nei corti animati, negli spot commerciali, nonché come illustratore: il film è un sublime connubio tra l'animazione di derivazione giapponese - prodotto dallo Studio Ghibli, vede come direttore artistico dell'operazione il grande Isao Takahata ('Una tomba per le lucciole' o 'La tomba per le lucciole', reintitolazione del film), ma ha chiare influenze dell'altro nume dell'anime nipponico Hayao Miyazaki, sia nel tratto dei disegni sia nei piccoli particolari, come i granchi che seguono come un'ombra l'uomo nelle sue avventure sull'isolotto - e il cinema delle origini, basato unicamente sui rumori della natura e sull'assenza totale di dialoghi - gli esseri umani comunicano con sguardi, gesti e, al massimo, urla - accompagnando la vicenda con una solenne ed evocativa musica che fa da sfondo alle gesta umane, ridotte anch'esse al minimo indispensabile.
'La tartaruga rossa' è un incrocio tra 'Robinson Crusoe' di Daniel Defoe - dove però le assonanze si fermano solo al tema del naufragio sull'isola deserta - e 'Il vecchio e il mare' di Hemingway, dove al posto del pesce che segna il destino del protagonista qui c'è una tartaruga gigantesca che, al contrario, segnerà in tutt'altro modo l'esistenza del naufrago.
L'opera è a metà tra il realismo, a volte crudo, delle immagini, dove la natura mostra tanto il lato bello - con magnifiche scene in campo lungo, con l'uomo rappresentato come un minuscolo puntino che si perde nell'ambiente circostante - che quello più duro, con la sequenza iniziale della tempesta e quella ancor più violenta del maremoto che si abbatte sull'isola e i suoi sventurati abitanti, e gli slanci poetico-onirici (l'uomo fa tre sogni nell'arco della narrazione) che si susseguono nell'ora e venti minuti della sua durata.
E' un cinema semplice, 'primordiale', poiché parla del corso della vita, con nascite (o ri-nascite), esistenze e morti (apparenti) che accadono incessantemente, ma lo fa senza ricatti ed eccessi sentimentali e, in alcuni tratti, tocca le giuste corde dell'emozione.
Presentato a Cannes nell'edizione del 2016, 'La tortue rouge' ha vinto il premio Un Certain Regard ed è entrato nella cinquina dei film d'animazione candidati all'Oscar - sconfitto da 'Zootropolis' - ma soprattutto, per chi scrive, è tra i migliori film in assoluto di questa stagione cinematografica.
Voto: 8.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta