Trama
Un uomo abbandonato su un'isola deserta cerca di disperatamente di fuggire. Un giorno, però, incontra una strana tartaruga che cambierà per sempre il resto della sua vita.
Approfondimento
LA TARTARUGA ROSSA: IL MISTERO DELLA VITA
Diretto da Michael Dudok de Wit e sceneggiato dallo stesso con Pascale Ferran, La tartaruga rossa racconta le tappe della vita dell'essere umano attraverso la storia di un naufrago che finisce su un'isola tropicale popolata da tartarughe, granchi e uccelli. Film d'animazione quasi senza dialoghi, La tartaruga rossa conta sulla produzione artistica di Isao Takahata, animatore e regista giapponese fondatore insieme a Hayao Miyazaki nel 1985 del leggendario Studio Ghibli.
Come ha modo di raccontare lo stesso Michael Dudok de Wit, la conoscenza con Takahata risale al 2004: «Ero un componente della giuria dell'Hiroshima Festival 2004 quando ho conosciuto Isao Takahata. Abbiamo scambiato qualche parola: Takahata parlava un po' di francese ma sono stato sorpreso dal vederlo arrivare qualche tempo dopo con un traduttore al Festival di Seoul, dove tenevo un seminario per gli studenti. Ho pensato che fosse lì solo per un semplice salito... invece, è rimasto per l'intera conferenza, avendo forse già in mente un progetto di collaborazione. A sorprendermi maggiormente è stata poi la ricezione di un'inaspettata email da Tokyo nel novembre del 2006.
La lettera conteneva due richieste. Nella prima, il Ghibli Museum mi chiedeva il permesso di distribuire il mio cortometraggio Father and Daughter in Giappone. Nella seconda, invece, mi si chiedeva se ero interessato a collaborare con lo studio nello sviluppo di un mio lungometraggio. Fino a quel momento non avevo pensato di realizzare mai un lungometraggio: in molti mi avevano promesso mari e monti ma ero stato sempre deluso dai loro passi indietro. Con lo Studio Ghibli è andata in maniera differente. Mi hanno lasciato lavorare sotto la legge francese che rispetta i film d'autore. Mi hanno dato diversi mesi per scrivere la sceneggiatura. Mi è allora venuta in mente l'idea di un uomo su un'isola deserta, un tema che in quel momento era molto ricorrente in televisione ma mi affascinava l'archetipo.
Non volevo però raccontare la storia di come si sopravvive, come è stato fatto tante altre volte. Per strutturare il racconto, ho trascorso qualche tempo su una delle piccole isole delle Seychelles. Nel paradiso delle vacanze di lusso, ho optato per una scelta semplicissima vivendo a contatto con i locali per dieci giorni. Il mio scopo era quello di passeggiare da solo, di osservare tutto e di scattare migliaia di fotografie, tenendo in mente un solo punto fermo: evitare l'estetica da brochure. Il mio naufrago, del resto, non doveva amare il posto in cui finiva: doveva necessariamente voler ritornare a casa di fronte a un'isola non proprio accogliente, caratterizzata da pericoli, solitudine estrema, pioggia e insetti.
Al centro di La tartaruga rossa vi sono le aspettative interiori del protagonista., che vive quasi fuori dal tempo. Sull'isola, non c'è né passato né futuro: è come se tutto fosse immobile. Ma parla anche della realtà della morte: l'uomo ha la tendenza a opporsi a essa, la teme e la combatte. Eppure, comprendendo la purezza della vita, capisce che non ha bisogno di opporsi alla morte.
Un altro elemento essenziale di La tartaruga rossa è dato dalla prima apparizione della tartaruga del titolo e dal mistero che la circonda. L'idea di creare una storia con una grande tartaruga è nata molto presto: volevo che nella storia ci fosse una maestosa e rispettata creatura marina. La tartaruga marina è un animale tranquillo e solitario, scompare nelle profondità del mare per lunghi periodi di tempo e trasmette un'impressione quasi di immortalità. La sua presenza dava alla storia il giusto alone di mistero che da sempre accompagna le produzioni dello Studio Ghibli. Naturalmente, il mistero deve essere meraviglioso ma non deve distogliere l'attenzione del pubblico, deve essere gestito in maniera sottile e senza troppe parole. Ecco perché La tartaruga rossa è senza dialoghi... è facile spiegare le cose con le parole ma preferisco farlo in altri modi. Con il comportamento dei personaggi, con la musica e con il montaggio, per esempio. E senza parole anche il suono dei respiri dei personaggi diventa naturalmente molto più espressivo».
Trailer
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Commenti (10) vedi tutti
Tutte le poesie sono velleitarie. Animazione eccellente sul piano grafico e poetico almeno sul piano estetico. La storia è una sorta di sogno di redenzione per l'uomo che condividendo la propria essenza con la natura prova a sottrarsi al totale distacco che in realtà ormai è netto e pressocché totale. 8
commento di BradyIl regista mi pare troppo ambizioso e presuntuoso. Una trovatina degna forse di un breve episodio, comico o sentimentale o paradossale, diventa una storia ovvia, banale, lunga e noiosa, con pretese poetiche velleitarie, irrealizzate.
commento di luisasalviNon si discute il lavoro di qualità fatto con passione ed anima. Molto belli i paesaggi, i grandi spazi lasciati volutamente essenziali. Per 80 minuti senza nemmeno una parola serviva però un racconto più corposo. Al di la dei significati filosofici, per questa storia sarebbe bastato un cortometraggio. Va detto che prevale la malinconia.
commento di MaurisurfE' un privilegio godere della visione di qualcosa di genuino, puro, incontaminato. "La tartaruga rossa" è semplicemente splendido! La summa dell'estro artistico di Dudok De Wit si concretizza in questa meravigliosa poesia sensibile, uno dei capolavori assoluti non solo del cinema animato, bensì di tutto il cinema del XXI secolo.
leggi la recensione completa di Genga009Bei disegni, bella storia, un po' triste.
leggi la recensione completa di tobanisrealizzazione di prim'ordine, ma la storia non tiene gli 80 minuti. non a caso il regista era specializzato in cortometraggi. la colonna sonora, protagonista, è spesso magniloquente e irrecivibilmente sdolcinata. al confronto gli animatori giapponesi sono più sobri, profondi e inventivi. se diamo 4**** a de Wit, ai maestri quante ne diamo? 14? ;-)
commento di giovenostaBello, delicato ma convenzionale
commento di filobusDolcissima favola marina permeata di genuino sentimento e realismo magico.
commento di Leo MaltinUn naufragio spinge un unico superstite su di un isola deserta, da cui sarà impossibile allontanarsi, anche a causa di una creatura apparentemente minacciosa e nemica. L'evoluzione della famiglia e la difesa del proprio nucleo contro le avversità di una natura materna ma anche rigorosa, inserite in un film d'animazione struggente e delicato.
leggi la recensione completa di alan smitheeUn film d'animazione che colpisce dritto al cuore e all'anima, trasmettendo pure e semplici emozioni. Con i suoi disegni ed il suo stile spezza il noioso e "serializzato" dualismo Disney/Pixar che ha tanto dominato in questi anni.
leggi la recensione completa di Bamba007