Regia di David Ayer vedi scheda film
Terzo passo del (sempre più deludente) DC Universe, uscito a pochi mesi dal clamoroso insuccesso (quantomeno in termini di qualità) di Batman v. Superman, Suicide Squad non è poi un film così atipico o fuori dagli schemi come la produzione e la furba campagna di marketing vorrebbero far credere. Sempre imitando, anche senza ammetterlo, la Marvel (non che farlo si configuri come una trovata particolarmente brillante, beninteso), la DC sfoggia la sua squadra di “super-cattivi”” e tenta di costruire un film che vorrebbe ripetere (possibilmente con lo stesso grado di successo) l’operazione messa in atto dalla casa concorrente con Deadpool poco tempo prima, ovvero creare un film più sfacciato, esplicito, politicamente scorretto, violento e ironico della media del genere.
O, meglio, un film sedicente tale, visto e considerato che anche il sopraccitato film incentrato sulla figura del “Mercenario Chiacchierone” non si può certo dire rifulga della meravigliosa luce dei più grandi capolavori, e soprattutto non si può certo dire sia poi così “eterodosso” (dunque, non si può certo dire dia il “buon esempio”).
E, beh, questo “Disappointment Squad” ne ricava, dalla “scopiazzatura”, come c’era da aspettarsi tutto il peggio.
Certamente è apprezzabile il tentativo di rendere il tutto più sarcastico e meno pomposo che nel film di Snyder, ma il risultato finale è ben al di sotto delle aspettative, comunque forse troppo elevate, che sicuramente hanno avuto l’effetto di gasare al massimo certi circoli culturali alternativi di fanboys sessualmente frustrati, e non solo loro (che, difatti, è altamente probabile si siano post-visione [post-delusione] comunque un poco consolati trastullandosi sull’immagine del notevole “posteriore” della bella Margot Robbie, almeno stando alla registrata impennata nelle ricerche a questo proposito su Google…).
Ritornando al film: non c’è moltissimo da dire. Suicide Squad, inutile girarci intorno, proprio non riesce (non ce la fa, dobbiamo capirlo) a slegarsi dalla solita manciata di scassati e ormai arrugginiti cliché tipici del genere che, almeno si suppone, avrebbe dovuto irridere e non replicare.
La trama è inesistente e procede per semplice accumulazione (di mostri, di esplosioni, combattimenti, sangue, mazzate, “camminate col portamento”, inquadrature del basso ventre [nonché del fondoschiena], insomma di frastuono generale); la regia (eufemismo di seguito…) non è particolarmente incisiva; il montaggio è confusionario, induce l’emicrania ed è, dunque (altro eufemismo di seguito…) fortemente opinabile; la colonna sonora, per quanto composta da pezzi che non esito a definire talvolta eccezionali, invadente e frastornante; inoltre (ma c’era da aspettarselo) v’è un eccessivo sovrabbondare di personaggi, tutti (inevitabilmente) tagliati con l’accetta e presentati nel giro di una pugno di minuti, che dunque finiscono per la gran parte per rimanere relegati sullo sfondo, caratteri superficiali e anemici, con funzione da pura tappezzeria, ad eccezione (forse) di Deadshot e Harley Quinn che emergono dalla ribollente melma generale grazie ad un minimo (ma proprio un minino) di approfondimento in più.
Suicide Squad è un film la cui trama si potrebbe riassumere in due parole (ovvero: “non pervenuta”), un film in cui gli eccessivi, onnipervasivi e naturalmente spesso pacchiani effetti digitali che servono (ovvio) da semplice maschera della totale vacuità di fondo producono un’overdose visiva da crisi epilettica istantanea. Un film, in sintesi, sbagliato e inutile.
Gran parte di quello che si vede sullo schermo, del resto, è completamente inutile: non porta avanti la trama (anche perché, appare scontato, ciò presupporrebbe che una trama effettivamente ci sia), non approfondisce, come detto, i caratteri dei personaggi, non offre uno sguardo più ampio su ciò che la DC pare stia tentando di mettere in piedi, non lascia nulla allo spettatore e spesso, come si sarà già capito, nemmeno diverte.
Come se non bastasse, Suicide Squad pare sotto l’effetto di epinefrina, non sta fermo un attimo e, nella sua foga di accumulo, perde totalmente di vista qualunque minimo rimasuglio di rigore “narrativo” rimasto fino a prodursi in supposti “colpi di scena” che palesano di uno stato di evidente disturbo bipolare dei suoi personaggi (un esempio per tutti: “SPOILER”: perché accidenti decidono di tornare a combattere dopo essere stati “liberati”? FINE “SPOILER”). Il Joker di Leto poi è estremamente deludente (ed evito di accanirmi oltre…).
In definitiva, cosa rimane di questo film? Si capisce: una delusione colossale.
Suicide Squad soffre del problema opposto rispetto a Batman v. Superman: laddove quest’ultimo era fin troppo prolisso, pomposo e stiracchiato, il film di Ayer è fin troppo breve e frettoloso, nonostante per il resto risenta dei medesimi limiti dell’altro film: ovvero, la foga accumulativa seriale (là Batman con Superman con Lex Luthor con Doomsday ecc. ecc.; qui non ne parliamo) nonché il ripetuto scadere nel ridicolo involontario.
E’ una trashata indegna, inutile tergiversare, priva di spessore e di una vera conclusione, che è solo un maldestro tentativo di preparare il terreno per il sequel. Una trashata che, per altro, presenta un “villain principale” che, complice la pessima interpretazione della Delevigne (volto inespressivo e monocorde) è quanto di più insulso, ridicolo e banale sia stato prodotto dal cinema commerciale americano nell’ultimo decennio.
Si “salvano” dal marasma complessivo le interpretazioni di alcuni attori (tra i quali “spicca” in particolare Margot Robbie) e la colonna sonora che, per quanto come detto invasiva, rimane assolutamente degna di nota (visto che comprende, tra gli altri, pezzi immortali come House of the Rising Sun dei The Animals e Sympathy for the Devil dei Rolling Stones).
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