Regia di Peter Berg vedi scheda film
Basandosi su un articolo del New York Times, Deepwater Horizont racconta la tragica vicenda della piattaforma petrolifera della British Petrolium e dell'esplosione che l'ha coinvolta nel 2010 e rivelatasi poi come il più grande disastro ambientale della storia degli Stati Uniti.
Peter Berg si concentra soprattutto sui momenti precedenti all'incidente, raccontando anche cosa non funzionò quel 20 aprile 2010 e, soprattutto, perchè, e sul dramma umano dei 126 lavoratori che vi si trovavano a bordo, uomini e donne altamente specializzati che credevano di trovarsi di fronte soltanto un altro faticoso turno di lavoro, con la solita routine condita da scherzi e battute a rompere la monotonia di giornate sempre uguali a se stesse, per poi deflagrare con lo spaventoso "blowout" e il suo spettacolare inizio.
La sceneggiatura ne racconta la storia puntando sulla concitazione del momento e sulle emozioni dei sui protagonisti ma anche su una misurata e accurata ricostruzione dei fatti in una specie di docu-fiction o un miscelato compendio di un classico disaster-movie ed un film biografico, con uno stile prettamente giornalistico e analitico ma anche piuttosto trattenuto e, forse, fin troppo didascalico.
Il montaggio è serrato e il ritmo avvincente e sostenuto, specie durante e dopo l'esplosione. Le riprese seguono da vicino le vite (e le morti) degli operai della piattaforma in ogni momento della vicenda.
Il risultato è un disaster movie avvincente ma dal tratto umano, riuscendo a creare un giusto equilibrio tra la componente spettacolare e il dramma umano affrontato da quegli uomini e riuscendo quindi ad attrarre in modo empatico lo spettatore nel cuore stesso della vicenda.
Buona la prova di Mark Wahlberg, ormai abituè alla figura dell'uomo comune che si trasforma in eroe per caso, e del sempre granitico Kurt Russell, nel ruolo del comandante e responsabile dell'equipaggio. Azzeccata la figura di John Malkovich nei panni del supervisore della BP, principale responsabile del disastro, mentre più marginali risultano le figure di Dylan O’Brien e Gina Rodriguez. Kate Hudson si limita invece, senza troppi sussulti, al ruolo della mogliettina con prole che segue preoccupata la vicenda da casa.
VOTO: 6,5
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