Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
Commedia divertente. Zalone in forma
ncontriamo Checco Zalone, in compagnia di una guida locale, nel cuore dell’Africa, quando l’auto si blocca per avaria. Tenuto sotto minaccia da una pericolosa tribù di indigeni cui ha “violato” la terra, per salvare la pelle, dall’ira funesta del loro capo è costretto a raccontare la sua storia. Checco è un impiegato pubblico, presso l’ufficio provinciale Caccia e pesca: già da bambino,quando la maestra gli chiedeva: cosa vuoi fare da grande?rispondeva sicuro, posto fisso, sull’esempio del padre, che lo introduceva negli uffici pubblici, facendogli assaporare tutti i presunti vantaggi, taluni accertati, del lavoro nello Stato e cosi fattosi adulto,grazie alla raccomandazione del potente politico locale alias Lino Banfi perfetto, ce l’ha fa ad ottenere il sospirato posto fisso. Ma la riforma del pubblico impiego,annunciata ma mai avviata, mette a rischio il suo posto fisso: lo Stato gli propone, come a tanti altri, una buonuscita per mandarlo a casa, lui invece non molla e accetta ogni destinazione, pur lontana dall’amata sede dall’amata Puglia, dall’amata mamma, pur di non rinunciare al posto,supportato dal suo referente politico. Il capo delle risorse umane , un’arpia antipatica, le prova tutte, E se ogni angolo d’Italia non basta a farlo desistere, arriva la drastica soluzione di una base scientifica al Polo Nord, dove dovrà difendere i ricercatori dagli orsi polari, li incontra Valeria e anche quel luogo disagevole diventa il Paradiso,Quo vado?, penultimo film di Checco Zalone all'epoca ancora in coppia con il fedele regista Gennaro Nunziante, era arrivato dopo i trionfi crescenti dei precedenti e anche stavolta ha centrato il bersaglio: le stoccate colpiscono nel segno: si punta, il dito, con sarcasmo , contro il quarantenne ancora a casa dei genitori ma anche contro la "pasionaria ecologista" dalle relazioni multietniche, ma non si fanno certo sconti ai “civilissimi” paesi scandinavi, non si bussa al semaforo, però si fa una fila chilometrica per pagare un unico pezzo di pane e ci si suicida per noia senza che questo scandalizzi qualcuno, così come gli strali verso certi conservatorismi fanno il paio con i lazzi contro i falsi miti del progresso, ma qui i bersagli sono soprattutto i dipendenti pubblici:soggetto e oggetto del film, protagonisti in negativo e loro malgrado di questa feroce ironia. Il materiale c'è in abbondanza,negli anni settanta e ottanta, nel meridione, il settore pubblico è stato surrettiziamente utilizato, per collocare un elevato numero di persone, in un territorio povero di industrie o di altre imprese commerciali, consentendo cosi anche al politico di turno, di ottenere e mantenere un corposo bagaglio di consensi elettorali. Alcune situazioni narrate sono anche verosimili, ma ovviamente enfatizzate e gonfiate ad uso e consumo degli spettatori che vogliono ridere, anche di se stessi,specchiandosi nel personaggio.Il culto del posto fisso,ovviamente pubblico, nel nostro paese, ha radici antiche come accennato e a certificarlo basta guardare le statistiche, quando si bandisce un concorso, cosa peraltro sempre più rara,per pochissimi posti disponibili,si presenta una pletora infinita di candidati.I privilegi e i benefit che si percepivano,soprattutto negli anni passati, stanno via via scomparendo,ma il mito del posto fisso, è duro a scomparire.
Il fenomeno Checco Zalone, che ha sbaragliato tutti i record d'incasso con questo film,ma anche gli altri sono andati benissimo al botteghino,non si può sbrigativamemte e superficialmente liquidare come facile prodotto d'intrattenimento.La comicità dell'attore pugliese è efficace e come si dice in gergo, buca lo schermo,per quanto a volte la sua faccia da schiaffi,da cinico cialtrone, risulti un tantino irritante .Gli intellettuali e i critici severi storceranno il naso, ma se si riesce a intercettare il gusto di miloni di persone, sicuramente il regista Nunziante e l'attore Zalone,qualche merito lo hanno
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta