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Quo vado?

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Quo vado?

di ChelaRossa
6 stelle

Che Hitchcock non mi fulmini per quello che sto per dire. (respiro profondo) Quo vado è un bel film.

Ora, se n'è parlato davvero dappertutto e fin troppo, chi dice che è un film bellissimo "fa piegare in due dal ridere" e chi dice che è un film di merda "la fine del cimena!! rivoglio Fellini e Antognoni!" (solitamente quest'ultima categoria è formata da amanti crociati del "vero" cinema che poi manco hanno visto il film).

Ma dove sta la verità? chi ha ragione? come la maggior parte delle volte la verità non sta da nessun lato preciso ma sta nel mezzo.

Capiamoci, è inaccettabile una monopolizzazione tale per un solo film, che prende in ostaggio minimo cinque sale per ogni multisala coprendo TUTTI gli orari (dalla mattina alla sera) senza magari poi dare spazio anche ad altri film meno spinti da produzioni importanti e bla bla bla, tutto giusto tutto toccante ma ormai si è capito come funziona la distribuzione in Italia.

Facciamocene una ragione, è anche per questi ragionamenti da paladino del cinema puro(?) che si finisce per non dare uno sguardo obiettivo a ciò che si sta osservando; quindi dopo tutto questo sproloquio veniamo al dunque:

Il film non è affatto male perchè è girato bene PUNTO, tutto qui.

Si (ora probabilmente l'amante del cinema con la maglietta "I LOVE U Pasolino" si starà lanciando giù da una finestra) esatto, e dico così perchè finalmente vedo una commedia (italiana) con una regia presente e con una ragion d'essere e non semplicemente "metto la telecamera lì" giusto per riprendere gli attori alla bene e meglio.

Quasi tutte le inquadrature sono sfruttate al massimo (Es. Checco viene inquadrato in mezzo busto in controluce e nell'inq. sucessiva viene svelato il perchè è stato tenuto nascosto) e ci sono piccoli momenti di tensione, sempre dal carattere comico, ottimamente sfruttati (quando si sta per scoprire chi viene mandato in mobilità e ci sono queste tre carrellate in avanti davvero empatiche alla situazione e azzeccatissime) inoltre c'è un uso delle transizioni molto riuscito seppur se ne abusi, che si tratta del passare da una scena ad un altra attraverso un elemento della scena stessa (che sia la voce narrante o un azione).

Inoltre c'è un buon uso, per alcune (poche in realtà) gag, della struttura basata sull'aspettativa (con un dettaglio vediamo Checco che sta saldando un circuito facendoci credere che stia sistemando chissà che cosa mentre alla fine aggiusta la macchinetta del caffè), anche gli attori hanno tutti una presenza scenica più che adatta.

È da questo punto che però prendo spunto per parlare dell'altro lato della medaglia che pesa non poco sulla pellicola, e seppur gli attori abbiano una buona presenza molte volte si cede nell'esagerazione del sentimento, mi spiego, negli ultimi 20anni di cinema (e televisione) italiano quando si vuol mettere in scena una situazione in cui l'attore perde le staffe si finisce per arrivare all'urlo isterico fin troppo "saturo", senza capire che certi stati d'animo si possono benissimo rappresentare (per esempio) con un semplice sguardo in macchina e uno sbuffo o con altri elempenti della scena che possono alludere all'intenzione.

In più danno davvero troppo fastidio certe volgarità non necessarie (la sega all'orso no davvero NO) che ti fanno cadere le palle, ma qui si passa a ciò in cui davvero pecca cioè la sceneggiatura, e qui ne ho sentite di ogni "grande critica all'italiano medio" ma dove? come al solito non si riesce a fare una commedia davvero pungente e non sto neanche a tirare in ballo Monicelli inutilmente, qui manca proprio il soggetto del conflitto; cioè, si fa sempre vedere questa Italia piena di cose che non vanno ma poi si risolve il tutto facendoci capire che alla fine sono tutti un pò buoni e che le cose si risolvono a battute e bacini.

Ma allora dove stanno le cose che non vanno? da dove arrivano? le cause vere e proprie sono sempre nascoste, non si ha mai il coraggio di toccare la questione; come ultimo appunto anche la risata che dovrebbe scaturire dal "vafangul!" non funziona e qui davvero è sparsa un pò ovunque inutilmente.

In conclusione, ciò che veramente ho intenzione di dare più che una mera recensione e che il cinema da "I LOVE U PASOLINO" non è determinato tanto da una sceneggiatura che può anche essere scadente ma sta più da come è messa in scena perché sono sicuro al cento per cento che se ci fosse stata una buona sceneggiatura (neanche ottima) si sarebbe tirato fuori una vera perla, sia chiaro studio cinema ma non mi sento in diritto di dire a nessuno nulla ma per le cose che so CHIUNQUE professi  il tanto decantato (giustamente) cinema di una volta dovrebbe guardarsi sto film e vedere se riesce a tiraci fuori qualcosa o i giudizi sono dati solo dal "AAArgh è la fine del cinema italiano!! se non rimettono la dolce vita non lo guardo!". 

 

 

 

Ah comunque quando Checco prega di fronte alla bandiera norvegiese rovesciata me so piegato in due dal ridere. Ciao.

  

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