Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
Devo dire prima di entrare nel vivo del mio giudizio che non sono un "zeloniano" della prima ora. Anzi. Il personaggio se non vado errato proveniva da quella fucina di talenti che non ho mai apprezzato più di tanto che era Zelig, grande fabbrica di tormentoni e clichès comici spesso forzati e sovente troppo pop. Ricordo che il primo film non mi piacque affatto e il secondo l'ho del tutto ignorato. E intanto il fenomeno cresceva e si espandeva, fino a diventare l'unica speranza per il mercato del nostro cinema, il solo nome su cui gli esercenti contavano per riequilibrare le proprie sorti economiche. E io sempre tra lo scettico e il dubbioso. E siamo ai giorni nostri, quando la nuova creatura zeloniana appare sugli schermi tra aspettative che io ritenevo sovraddimensionate. E invece, i risultati hanno polverizzato ogni attesa spasmodica. Un TRIONFO senza precedenti. Il successo è esploso ed è clamorosamente dilagato, in un tripudio di biglietti venduti e intere sale sold out. Il mio parere? Sicuramente il fenomeno ha travalicato i limiti della ragionevolezza, eppure devo ammettere, fresco di visione del prodotto, che il film è molto ben riuscito e che -al di là delle dimensioni eccessive del fenomeno- merita al 100% l'en plein di consensi in atto. Perchè l'impressione è che Checco, di fronte ad un successo totalmente in crescita ha tutt'altro che tirato i remi in barca vivendo di rendita. Evidentemente è andato oltre, ha studiato, insomma si è preparato ad una fase evoluta e più matura della propria carruera, ammazzando ogni banalità ruffiana, evitando battute facili o riciclate, elaborando sfondi, scenari e situazioni per il suo personaggio che fossero quasi del tutto inediti e rifuggendo -vivaddio- dalla scorciatoia del tormentone. Zalone è davvero cresciuto e lo ha fatto pur senza tradire la sua matrice di "terrone che sembra stupido ma non lo è affatto". E poi il genio (credo si possa utilizzare questo termine) sta nell'aver esaltato quel suo stato conclamato di personaggio STRALUNATO, STRAMBO. SURREALE, FAVOLESCO, caratteristiche queste che lo rendono singolarmente appetibile sia agli aduti che ai bambini. E perfino nei doppi sensi e nelle volgarità (che sono piccole ma ci sono eccome) Zalone risulta adorabile e simpatico, evitando la condizione del cattivo gusto (della serie: "gli si perdona tutto"). La vicenda non può essere raccontata, perchè il film non ha una vera trama, o forse sì ma essa è pretesto per raccontare l'impatto di questo personaggio tra l'ingenuo e il "bertoldesco" con il mondo degli uomini, con la società e -soprattutto!- con il mondo del Lavoro. Non voglio anticipare nulla ma mi limito a dire che il film è pienamente inquadrato in questi nostri tempi di precariato e problematicità estrema riguardo al tema del Lavoro. Perchè poi Zalone (che nel film si chiama proprio col suo vero nome e cognome) ha un'ossessione che lo guida in ogni sua mossa: IL POSTO FISSO (ma per comprendere questo concetto è necessario vedere il film). Singolare il personaggio senz'altro ma bizzarre (è il minimo) anche le varie (tante!) location del film, e anche qui bisogna vedere Zalone "in action" per afferrare certi concetti. Ma non aspettatevi qualcosa di logico nell'evoluzione narrativa. E' tutto strampalato e volutamente incredibile. Una specie di favola, appunto. Che inizia (pensate un pò) in un villaggio africano e continua non dirò come, per poi approdare in una comunità dove la generosità del volontariato trova piena applicazione. Un tipo di comicità sempre in bilico tra l'ingenuo e il sofisticato e che ci dimostra una cosa inconfutabile: che il cinema italiano di commedia (quello basato sulle CORNA e sulle gag intestinali, vedasi le ultime tremende vacanze caraibiche) puzza di muffa ormai lontano un miglio e che agli sceneggiatori italiani è richiesto un minimo di fantasia creativa e di originalità. Altra dote del film è la sapienza nell'aver assemblato il cast. A parte il mattatore Zelone indiscutibilmente cresciuto senza tradire la sua "cifra" artistica primaria, intorno a lui si muovono attori rodati e pieni d'esperienza, scelti con estrema attenzione. Il veterano Maurizio Micheli, per esempio. Oppure colei che nel film ne impersona la consorte, una ritrovata Ludovica Modugno, bravissima attrice pugliese che viene da molto lontano (pensate che quand'ero piccolo la ammiravo negli sceneggiati tv in bianco e nero!). Poi quella donna straordinaria (femmina bellissima e attrice elegante e ricercata) che è Sonia Bergamasco. Senza dimenticare la rivelazione del fillm, la giovane (e a me finora sconosciuta) Eleonora Giovanardi, davvero piena di brillante talento. E ancora va ricordata la partecipazione speciale di Lino Banfi e quella di un illustre attore di teatro e cinema come il grande Ninni Bruschetta. E infine la brillante regìa di Gennaro Nunziante, autore peraltro di soggetto e sceneggiatura a quattro mani con lo stesso Zalone.
In molti stanno gridando al miracolo. Dal punto di vista economico senza dubbio lo è. Quanto a contenuto -come accennavo- il trionfo in atto è spropositato. Eppure, trattandosi di prodotto valido, brillante e originale, fa piacere vedere migliaia di persone fare la fila una volta tanto per qualcosa che merita attenzione.
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