Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Durante una fuga precipitosa, il delinquente di mezza tacca Enzo Ceccotti s'immerge nel Tevere, dove viene a contatto con fusti contenenti misteriose sostanze tossiche. Dopo una notte insonne in preda alla febbre, l'uomo scopre di avere acquisito una forza sovrumana che immediatamente utilizza per commettere furti e rapine. L'incontro con Alessia, giovane con problemi mentali ossessionata dall'anime Jeeg, gli farà progressivamente cambiare prospettiva, ma il sentimento che sembra nascere tra i due verrà ostacolato dalla faida criminale tra la banda dell'esaltato Fabio Cannizzaro, detto "lo Zingaro", e un clan camorristico guidato dalla spietata Nunzia Lo Cosimo.
Ogni tanto qualcosa si muove anche nell'asfittico scenario del cinema italiano di questo deprimente scorcio di millennio: Lo Chiamavano Jeeg Robot è un'opera certamente imperfetta, a volte (più o meno) involontariamente ridicola (come del resto qualsiasi film americano di supereroi), probabilmente persino sopravvalutata nel suo sopraggiunto status di culto, ma ben vengano pellicole così coraggiose e capaci di utilizzare un linguaggio in grado di andare oltre i cinepanettoni, le commedie fighette, le fiction pompate per il grande schermo e le corali muccinate isteriche che affliggono il 90% dell'italica cinematografia. Bella e moderna (senza mai risultare leccata) la regia dell'esordiente Gabriele Mainetti, eccellente la prova del cast, con Claudio Santamaria che finalmente imbrocca il ruolo della vita, ottimamente coadiuvato da una bravissima Ilenia Pastorelli (al debutto) e da un Luca Marinelli adeguatamente schizzato nella parte del villain.
Una ventata di aria fresca: 8/10.
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