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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di axe
8 stelle

Ho visto questo film dopo averne sentito molto parlare, ma senza sapere bene che tipo di opera mi attendesse. E' stata una visione senza dubbio interessante, per la parziale originalità e buona realizzazione del film. Un delinquente di bassa tacca acquisisce casualmente un superpotere che si concreta in eccezionali forza e resistenza fisica. In prima istanza, decide di usare le proprie capacità per agevolare le proprie azioni criminali, furti e rapine senza spargimento di sangue. L'incontro con una ragazza mentalmente disturbata, convinta di vivere nel mondo di Jeeg Robot, lo cambia e lo spinge a mettere la propria forza al servizio del "bene". Una vicenda che potrebbe sembrare fin troppo comunqe, se raccontata in un film d'oltreoceano. Un soggetto estremamente originale, per il cinema italiano contemporaneo. Il regista sceglie di ambientare la narrazione nel contesto di una Roma attuale, affiancando alla vicenda fantastica - ma non favolistica - una descrizione non troppo lontana da una plausibile realtà di periferie degradate ed abbandonate a loro stesse, personaggi senza possibilità di redenzione, intrecci criminali tra piccola e grande criminalità, non del tutto improbabili alla luce dei fatti di cronaca che hanno recentemente scosso la Capitale. Ma il film, pur acquisendo una forte valenza di denuncia sociale, pur mostrando lunghe sequenze d'azione, e dilungandosi in descrizioni decisamente grottesche dei "cattivi" - una "batteria" di malavitosi romani comandati da un folle sanguinario ossessionato dalla notorietà sul web ed un gruppo di camorristi, ha come elemento cardine il rapporto, e le conseguenze di esso, che s'instaura tra il protagonista Enzo ed Alessia, figlia di un uomo violento che rimane ucciso nel corso di un'azione criminale. Alessia, s'intuisce, ha avuto un'infanzia talmente difficile, tra lutti e violenze di ogni tipo, da spingerla a rifugiarsi nel mondo di Jeeg Robot, che lei vive guardando continuamente un DVD, e rifiutando di conoscere altro della realtà che la circonda. E' la ritrovata innocenza di questa giovane, il suo sentimento semplice e sincero, l'ingenuo entusiasmo che l'anima, a far breccia nello spirito del protagonista ed aprendolo ad inedite prospettive. Appresa la lezione impartita dalla ragazza, Enzo utilizza i suoi poteri a vantaggio della collettività. Molto bravo Claudio Santamaria, è in grado di sostenere sia il ruolo del delinquentello di mezza tacca senza prospettive, sia il ruolo del personaggio volitivo che diviene nella seconda parte del film. Altrettanto bravo, ma meno spontaneo, Luca Marinelli; del resto è portato a recitare volutamente sopra le righe. La protagonista femminile interpreta il suo ruolo senza infamia e senza lode. Bravissimo, infine, il regista. Ha realizzato un film che è contemporaneamente denunzia sociale, cinema d'azione, rilettura ed attualizzazione di tematiche e modalità espressive proprie di altri generi - il cinema statunitense a tema supereroi; il poliziesco italiano, dramma sentimentale. Sotto nessuno di questi profili, il film delude; l'interesse è tenuto sempre vivo dal ritmo sostenuto e dall'originalità delle ambientazioni. Infine, il film è accompagnato da una validissima colonna sonora. Voto quattro stelle, con la speranza che questo titolo possa essere esempio e sprone per certo cinema italiano, che negli ultimi anni si è soffermato eccessivamente su tematiche ormai ripetitive (crisi economica e conseguenze, cristallizzazione dei rapporti sociali, etc.).

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