Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Ai margini di Mafia Capitale ce stanno SuperEnzo, lo Zingaro e 20.000 barili radioattivi sotto al Tevere zozzo...
Niccolò Ammaniti più Antonio Manzini sceneggiatore. Alex Infascelli più i Manetti Bros. Gomorra la serie più Stefano Calvagna. I cazzotti di Bud Spencer e Terence Hill che fanno male e un palloncino viola Iran. Ecco riassunto LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT.
Enzo Ceccotti, un quarantenne che sbarca il lunario con poco, si immerge nelle acque limacciose del Tevere, sprofonda in un barile radioattivo e acquista superpoteri. L’Italia è in mano a violenti bombaroli che terrorizzano il paese, ma non sono altro che camorristi che ricattano lo Stato. Bella metafora e visione iperrealista del nostro presente. Lo Zingaro è un piccolo boss ambizioso e molto violento. Darebbe chissà che per andare su youtube, lui che in passato ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità a Buona Domenica. Ceccotti ci riesce. Approfitta dei suoi poteri per portarsi a casa un bancomat e potersi finalmente riempire il frigo di yougurt e il lettore dvd di film porno. Alessia è la dirimpettaia, ragazza un po’ disturbata che vive di cartoni animati, si affeziona a quell’orso di Enzo perché vede in lui jeeg robot d’acciaio, e inoltre è rimasta orfana. Il padre, infatti, scagnozzo dello zingaro è morto sotto gli occhi di Enzo. Un po’ la ragazza, un po’ i sensi di colpa qualcosa tocca il cuore del “supereroe”. Dovrà fare i conti con l’antagonista della fiaba…
Gabriele Mainetti confeziona una commedia-dramma-fantasy suggestiva e vintage, nostalgica e ridicola (Tor Bella Monaca non è più quella de ‘na vorta). Saccheggia tanti modelli e stereotipi, anche i siparietti di COCKTAIL D’AMORE con Coppola e Silvestrin spalmati sul divano a guardarsi in uno specchio televisivo anni settanta/ottanta. Post - adolescenziale per chi, come il protagonista, non è mai cresciuto o si è fermato a quella stagione della vita. Con la morte della ragazza farà tesoro dei suoi superpoteri per fermare i cattivi della nostra società. Quelli come lo Zingaro, drogati di celebrità e nullità teleinternet. Jeeg Robot era un’altra cosa, sì vabbè pure i giapponesi…
I difetti sono la durata, la grana grossa del testo, la grossolanità di situazioni. Le esplosioni violente virano dal grottesco al drammatico, in eccesso. Un mix che risulta indigesto a fine corsa. La Pastorelli ha qualche problema di pronuncia e sembra una parodia di Sabrina Impacciatore. Bene Claudio Santamaria in versione tonno imbronciato. Bravissimo Luca Marinelli, sorta di joker prima e di Richard Manson dopo. La cosa migliore senza dubbio. Da brivido a parodia, da follia a metodo è un’emozione (non) da poco.
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