Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Cupo, disperato non è un film così immediato e 'nazional-popolare' come qualcuno possa erroneamente pensare. Una bella sorpresa che scava nel degrado italiano e non trovando soluzioni si affida con pessimismo al paranormale.
Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film facile, non è mainstream di routine, non è un classica storia di supereroi. Il lavoro di Mainetti è duro, violento, disperato, il soggetto è il classico pretesto per parlare di altro, delle periferie, del degrado, della fine della speranza. La misantropia del protagonista annegata fra incomunicabilità e alienazione riflette i nostri tempi. Così l'action è il contenitore per puntare alto, in un disegno di crepuscolare caduta nel vuoto che rinchiude una visione pessimistica del nostro paese. I personaggi trasmettono questa sofferenza e nel disagio personale riflettono una crisi sociale epocale, in cui la presenza dello straordinario supera i limiti della realtà incapace di risolvere il dramma: la politica... In Jeeg Robot si riparte da zero e si soffre sperando nel paranormale, rassegnati ad un destino all'apparenza irreversibile, ma alla fine... Messinscena adatta all'export, attori centrati, locations giuste, avrei tagliato il tutto di almeno 20 minuti e limato in senso più 'credibile' alcuni passaggi dello script ma in generale il film è una gradevole sorpresa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta