Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Un film, in qualche modo, necessario ...
Un film, in qualche modo, necessario: una descrizione delle periferie romane (e non soltanto di quelle: il barcone con i fusti radioattivi é sul Tevere) molto realistica, con una storia accattivante ed assai tenera.
La prima parte, devo dire, mi aveva un po' spiazzato, con una violenza quasi gratuita, poi il suo sviluppo mi ha preso, coinvolgendomi nella storia di Enzo ed Alessia.
E' veramente desolante, comunque, vedere il degrado, umano e civile, di Tor Bella Monaca - paradigma di quelle "periferie esistenziali", tanto care anche a Papa Francesco -, con i suoi casermoni che mangiano il territorio, la mancanza di spazi di socializzazione, che - in qualche modo - si riflettono sui tipi umani: solitari, violenti, con una voglia di "emergere" purchessia, fossanche con la violenza più estrema, come lo Zingaro (invero un nome un po' "razzista", quasi come a dire che soltanto i nomadi sono così).
La storia di Alessia, abusata dal padre, che si rifugia - per difendersi e sopravvivere - in una realta tutta sua, sorta di idiota "sapiente", per sfuggire ad un mondo squallido e respingente, ma che - comunque - continua a sperare in un futuro diverso e migliore, legandosi ad Enzo e trasmettendogli i suoi stessi sentimenti.
Claudio Santatamaria conferma la sua bravura, ma veramente una sorpresa é Ilenia Pastorelli, che rende un personaggio dolente e tenero che meglio non si potrebbe.
Insomma, un film che lascia ben sperare nel futuro del nostro cinema, ma che - allo stesso tempo - la dice lunga sul fatto che - per realizzarlo - il regista se lo sia dovuto finaziare da solo, dopo cinque anni di giri inutili tra un produttore e l'altro.
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