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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di barabbovich
8 stelle

Esordio col botto (sul ponte della musica). Enzo Ceccotti (Santamaria) è un ladruncolo asociale che vive a Tor Bella Monaca (periferia romana altamente degradata), non ha amici e mangia quantità gigantesche di yogurt. Un giorno, braccato dalla polizia, finisce nel Tevere, in un punto dell'acqua dove sono nascosti dei misteriosi barilotti che gli fanno acquisire una forza erculea. Quando conosce Alessia (Ilenia Pastorelli, reduce dal Grande Fratello), una ragazza pluriabusata dal padre (Ambrogi) che si è rifugiata in un mondo fantastico popolato dai personaggi dei manga degli anni '80, la vita di Enzo cambia. Anche perché i suoi poteri fanno gola a un criminale balordo ossessionato dall'apparire in televisione (Marinelli).
Tanto di cappello a Gabriele Mainetti, che coraggiosamente dirige e produce (componendo anche la colonna sonora) un'opera ultrapop ad alto impatto spettacolare, aggiugendosi al nugolo di cineasti che stanno meritoriamente ridisegnando il cinema di genere in Italia (i fratelli Manetti, Alessandro Piva, Stefano Sollima) e alla sparuta ciurma di autori che hanno tentato la via italiana ai supereroi (Ivan Cotroneo con La kryptonite nella borsa e Gabriele Salvatores con Il ragazzo invisibile). Il quarantenne romano è un Tarantino de' noantri capace di confezionare un fantathriller insolito e coraggioso che, tra splatter, grandguignol e un calcato registro grottesco, recupera l'immaginario televisivo caro alla sua generazione (quello dei manga giapponesi) per riadattarlo a un antieroe borgataro filtrato dallo sguardo di una ragazzetta sciroccata. Ma alla coppia protagonista la scena viene rubata dal diabolico antagonista interpretato da un Luca Marinelli che si conferma attore dalle capacità stratosferiche.

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