Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Una perla, una novità nel cinema italiano dei giorni nostri che potremmo semplicemente definire un miracolo.
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina
Lo chiamavano Jeeg Robot non è solo la prova del nove che in Italia è possibile realizzare un film sui supereroi ma è anche, e soprattutto, una ventata di aria fresca e pulitissima per i tempi che corrono. Costretti negli ultimi anni a navigare in acque sporche e contaminate da un cinema azzerato culturalmente e permeato da una volgarità raccapricciante, l'esordiente Gabriele Mainetti è la riprova della speranza, la voce che sussurra al mondo che l'Italia potrebbe tornare sulla cresta dell'onda Solo basta crederci.
Un progetto ambizioso e assai rischioso il suo, un solo tassello fuori posto e il sogno di una vita sarebbe andato in frantumi. Mainetti si dimostra un regista di talento ed un abile shackeratore di sapori differenti. Non solo un film di supereroi ma una rappresentazione schietta e veritiera di una realtà triste e problematica che affligge tanto Roma come migliaia di altre città. Originalità, quindi, è la parola chiave, caratteristica principale di un film fuori dagli schemi che fa della sua straordinarietà la vera essenza. Originale nella messa in scena, nella scelta di eleggere la città eterna come la nuova mecca del super eroismo e nelle scelte narrative, di dettagli e particolari astutamente italianizzati. Alla trama forse semplice e scontata si affianca la volontà del regista di rendere tipicamente italiano tutto quello che incontra sul suo cammino. Elementi riconducibili alla cultura popolare del Bel Paese, alle proprie abitudini e alla propria storia e tradizione. La recitazione in spiccato accento romanesco, i riferimenti al mondo mediatico del Grande Fratello e Buona Domenica e ancora le vecchie glorie della musica pop anni '80 e la mozzarella di bufala. Un rischio che Mainetti era ben conscio di stare affrontando e che fortunatamente per lui, ma anche per noi, è stato superato.
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Claudio Santamaria
Lo chiamavano Jeeg Robot è una stupenda opera prima, l'esordio col botto che sa divertire, intrattenere e anche commuovere. Un film action folle ma anche una tenera storia d'amore, l'eterna scontro tra bene e male, una riflessione astuta su cos'è giusto e sbagliato e sul sacrificio e l'altruismo. A tratti può richiamare alla mente lo stupendo Leon di Luc Besson, specialmente nella parte iniziale. Il protagonista burbero ed introverso e la ragazza carina e dolce che per situazioni del tutto casuali si trovano a dover condividere la vita tra intimità e routine di tutti i giorni. A questo si aggiunge la figura del pazzo cattivo della storia (un criminale a differenza del poliziotto interpretato da Gary Oldman) che dà la caccia al nostro “eroe” cercando di chiudere definitivamente i conti. Ovviamente le similitudini con il film di Besson si esauriscono con questi due aspetti e penso che non fosse nemmeno l'intento del regista quello di ricreare atmosfere e frangenti somiglianti.
Influenze bessoniane a parte, il film di Mainetti fa il verso al mondo dei cinecomics e non sarebbe di certo impensabile, viste le doti, l'idea di affidargli la realizzazione di un blockbuster americaneggiante. Questo è, dopotutto, un atto d'amore verso i cartoni animati giapponesi degli anni '80 (il titolo non è un caso) e alcuni film sui supereroi usciti negli ultimi anni, su tutti Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan. Volute o no, appaiono evidenti le similitudini tra il personaggio dello Zingaro e il Joker di Heath Ledger, entrambi mentalmente instabili e pericolosi. E proprio parlando di personaggi non si può evitare di menzionare le riuscitissime interpretazioni dei protagonisti della pellicola, rese ancor più memorabili grazie a una sceneggiatura geniale e creativa. Claudio Santamaria è perfetto nella sua parte di supereroe imbolsito ed atipico, con caratteristiche che lo estraniano da qualsiasi altro supereroe creato in precedenza. Ilenia Pastorelli è una scoperta promettente che al suo esordio nel cinema ci regala una prova attoriale degna di nota. Ma la vera sorpresa è il già menzionato Zingaro interpretato da Luca Marinelli. Personaggio incredibilmente scritto ed interpretato, un'icona che solo per la straordinaria sequenza dell'uccisione della banda di Scampia meriterebbe di essere inserito negli annali della storia del cinema italiano. A dimostrazione del fatto che quando un cattivo funziona bene il film è già un successo.
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Claudio Santamaria
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Ilenia Pastorelli
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Luca Marinelli
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film da supportare, da amare e rivedere fino allo sfinimento. Dare spazio a progetti del genere vuol dire promuovere la rinascita e lo sviluppo di un'arte che in Italia fatica a rinsavire. Spero che possa essere l'inizio di una nuova ondata di idee perché il nostro paese, a differenza di quanto si dica, è pieno di giovani talenti desiderosi di affermarsi. Un film bellissimo, penetrante e pieno di riflessioni intelligenti sulla vita e la realtà delle nostre città. Spero che queste parole servano affinché la gente entri in sala e apprezzi questa piccola perla che per i nostri andazzi possiamo definire semplicemente “miracolo”.
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Recensione entusiasta: le quattro stelle "stanno strette" alle tue parole. Hai dimenticato una stella (o mezza) per errore?
(A me è capitato in passato di dar x errore persino 1 invece di 5...con il cellulare a volte ho problemi)
Domanda:
Non ho capito perché scrivi che è '..una riflessione "astuta" su cos'è giusto e sbagliato... Perché astuta? Ciao e alla prossima.
Film entusiasmante si, ma mi sembra forse troppo osare dando 5 stelle. Su una scala da 0 a 10 gli darei un 8 abbondantissimo!!
La riflessione astuta riguarda il percorso interiore di Enzo verso il finale quando si rende conto che essere altruisti e fare del bene è la cosa veramente giusta che possa fare. Lui che per tutta la vita non ha fatto niente di significativo si trova improvvisamente a fare i conti con il mondo che lo circonda e diventa un eroe della causa giusta: aiutare il prossimo. Trovo che il tema sia stato trattato molto bene dal regista, l'aggettivo "astuto" è proprio riferito a questo! Un saluto.
Complimenti Alberto per la bella e condivisibile opinione. Io, Roberto (Roger) e Fabrizio ( Kurtisonik) lo abbiamo apprezzato insieme nel corso di un piacevole pomeriggio. Un saluto,
Paolo.
Ciao Paolo, come non apprezzarlo!! Ne sto parlando giusto ora con Roberto, ormai il film ha fatto stra parlare di sè, giustamente! Un saluto.
Ciao Alberto!
Se non sapessi che l'hai scritta tu 'sta recensione penserei quasi di averla riscritta io tanto è anche il tuo entusiasmo (assolutamente giustificato secondo me ; -)
Concordo in toto! È questo il cinema che vorremmo vedere, un cinema che anche se "povero" sa sfruttare al meglio i mezzi, le idee, gli attori, sa scrivere personaggi e dialoghi che anche quando giocano con gli stereotipi sa invece ribaltarli e fare un film attualissimo, che attraverso lo schema "elementare" del più classico scontro bene/male sa stupire, divertire e commuovere, dicendo anche cose non banali sulla solitudine che ci permea, il vuoto interiore e altre problematiche che sotto la patina del "film di avventura" vengono fuori alla grande.
E fa strano dirlo e vederlo proprio in un film che non vuole essere né più né meno di quello che è, cioè un film che per due ore scarse sappia emozionarti e lasciarti contento quando esci dal cinema.
Se poi in più c'è pure tutto il resto che abbiamo detto è davvero impossibile non arrivare ad amare, rivedere e sostenere con tutto il cuore questo film, come vedo per fortuna sempre più spettatori stanno facendo.
Un piccolo miracolo sì, che davvero fa ben sperare nel nostro cinema. Ciao! ;-)
P.S. Ah circa il tuo aver notato le analogie con Leon... Bravo!
Volute? Non volute? ;-)
Se sei curioso senti cosa dice in merito lo stesso regista nella video chiacchierata che ha fatto all'anteprima torinese del film, la trovi sul post che gli ho dedicato e merita davvero, ciao. ;-)
Video visti, e ti ho anche scovato!! Bella conferenza, Mainetti sembra davvero una persona con la testa sulle spalle. Le affinità con Leon allora erano volute, mi fa piacere averlo scoperto!!
Grazie per la spiegazione in merito sia alle stellette che all'aggettivo astuto. Io comunque non parlerei di astuzia. Non trae vantaggio da una situazione sfavorevole, non profitta della buona fede del prossimo. Quindi, parlare di astuzia, di fatto, è fuori luogo. Ciao e alla prossima.
Probabilmente ho espresso male il concetto con quell'aggettivo, mi riferivo semplicemente al fatto che il regista ha reso bene il concetto che voleva trattare! Un saluto.
mi associo al tuo entusiasmo, davvero un film (italiano) sorprendente, ottimo Santamaria, straordinario Marinelli :)
Grazie del passaggio. Vedo che quasi tutti concordiamo sul giudizio positivo riguardo al film. Marinelli fenomenale a dir poco!! Un saluto.
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