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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di alan smithee
7 stelle

locandina

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2015 - SEZIONE UFFICIALE

Jeeg Robot, rivale forse ancora più simpatico di Goldrake, ed eroe incontrastato dei ragazzini di fine anni '70, si rincarna ai nostri giorni nel corpo di un ladruncolo da mezza tacca di Tor Bella Monaca, quartiere poplare romano che sopravvive tra gang di ladri, ricettatori e contraffattori in cerca di onnipotenza. Quando, per sfuggire alla polizia dopo aver sottratto un Rolex, si butta nel tevere venendo contaminato da un bidone di rifiuti tossici, anziché morire, si ritrova dotato di poteri paranormali, che si estrinsecano in una forza sovraumana. Ecco che allora Enzo Cecotti mette a frutto la sua nuova potenza corporale per sradicare (letteralmente) un bancomat e darsi alle imprese delittuose con un nuovo stile foriero di risultati decisamente più eclatanti.

Si metterà contro un boss psicopatico invidioso della sua forza, e troverà nella folle Alessia, che lo crede la reincarnazione di Jeeg, la donna della sua vita.

locandina

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina

Claudio Santamaria

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Claudio Santamaria

Ilenia Pastorelli, Claudio Santamaria

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Ilenia Pastorelli, Claudio Santamaria

Ilenia Pastorelli

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Ilenia Pastorelli

Tra pulp e fumetto noir, in LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, divertente e riuscita opera prima di Gabriele Mainetti, si muore veramente, trucidamente, spettacolarmente, ma ci si diverte anche molto, grazie ad una sceneggiatura che sa prendersi in giro e circondarsi di alcune icone dei tempi che furono che ancora oggi ci fanno impazzire. Oltre all'eroe manga, quattro regine incontrastate della canzone italiana anni '70 e '80 (Oxa, Berté, Nannini e Nada) fanno da colonna sonora agli show deliranti che il boss psicopatico, reso magistralmente sopra le righe da un nuovamente incontenibile Luca Marinelli (uno dei migliori giovani attori in circolazione), ci regala tra lustrini e paillettes che nemmeno Michel Jacson avrebbe osato. Un personaggio vampiresco malizioso e satanico, capace di uccidere e fracassare teste con un cellulare di cui non apprezza il coloree perfetto contraltare dell'altro ottimo protagonista, un Claudio Santamaria dolente e rassegnato che accetta il suo destino con la solita riluttante diffidenza non priva di sarcasmo.

Anche il personaggio della bella e folle Alessia è reso con disincantata poesia dalla brava e affascinante Ilenia Pastorelli, ed il film, gradevole sorpresa, ha come difetto più evidente certe incontrollate lungaggini di sceneggiatura ed un quarto d'ora di troppo di epilogo francamente superfluo e ridondante. Ma avercene, di opere prime di questa riuscita!

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Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina

 

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