Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Sul finire degli anni '60 a Torino, Massimo (Nicolò Cabras da bambino, Dario Dal Pero da adolescente e infine Valerio Mastandrea da adulto) gioca in maniera spensierata e guarda i programmi in TV (in particolare 'Belfagor') con la madre (Barbara Ronchi) ma, una sera la giovane donna, dopo avergli detto "Fai bei sogni", muore in circostanze misteriose. Al bambino non viene detta la verità sulla morte della propria madre: sono passati degli anni e Massimo è giornalista che si sta affermando a La Stampa; tra salti avanti e indietro nel tempo facciamo la conoscenza anche del padre (Guido Caprino) rimasto vedovo, la passione condivisa con lui per il Torino ma soprattutto l'interesse per i fatti di cronaca e storia, che lo spingono a intraprendere la suddetta professione.
'Fai bei sogni', tratto dall'omonimo libro di Massimo Gramellini, è il 22esimo lungometraggio per il grande schermo di Marco Bellocchio, autore dalla carriera ormai ultracinquantennale - lo sconvolgente esordio 'I pugni in tasca' è del 1965 - che pone ancora al centro del suo cinema le vicissitudini vissute all'interno di una famiglia, che si dipanano in un arco di tempo parecchio lungo, con sullo sfondo eventi di portata epocale per il nostro paese (ma non solo), come lo scandalo Tangentopoli e la Guerra nella ex Jugoslavia, risalenti agli inizi degli anni '90.
Il film riesce, pur con qualche fatica - accentuata anche dalla durata che eccede abbondantemente le due ore - a fare tanto un ritratto intimistico del microcosmo famigliare e dei suoi componenti, concentrandosi in particolare sul protagonista Massimo, sul suo rapporto di quasi adorazione per la madre e, al contrario, più aspro con il padre, quanto quello degli eventi che si susseguono nella vita di tutti i giorni - la rievocazione del conflitto nei Balcani viene affidata ad un'emblematica scena di orrore quotidiano 'ricostruita' ad hoc da un fotografo, lo Scandalo che colpì il mondo politico e finanziario viene riassunto un po' frettolosamente attraverso un suicidio, che rimane però accuratamente fuori campo, come del resto, quello su cui ruota tutto il film - che contribuiscono a formare il carattere del ragazzo prima e dell'uomo poi.
Bellocchio procede - come già accennato - con una struttura a flashback e il suo classico stile a metà tra il realistico (tutto ciò che riguarda gli eventi storici) ed il visionario-favolistico (ambito personale), con qualche concessione anche comico-musicale, come il ballo tra un divertito Mastandrea, che aggiunge un altro tassello importante nella sua avviata carriera, e Berenice Bejo, il cui personaggio purtroppo è malamente definito, e due intermezzi significativi, con due 'mostri sacri' del nostro cinema del calibro di Piera degli Esposti, in una scena che poteva eccedere nel sentimentalismo, ma che viene risolta con una spruzzata di ironia, e Roberto Herlitzka, in una parentesi filosofico-esistenziale, un po' sfilacciata nell'economia del racconto ma anch'essa da ricordare.
Permangono anche altri difetti costanti - collegati tra loro - del suo modo di fare cinema, come ad esempio alcune recitazioni approssimative in ruoli importanti, come ad esempio il padre e la madre di Massimo, affidati a Guido Caprino e Barbara Ronchi, i quali non spiccano certo per bravura, anche per il fatto di non essere ben delineati, rimanendo figure sfuggenti ed enigmatiche.
Buona la fotografia di Daniele Ciprì.
'Fai bei sogni' è un'opera discontinua e incerta ma sicuramente vitale e, in alcuni tratti, anche sorprendente e appassionante.
Voto: 7.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta