Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Ancora bambino, Massimo (Cabras) perde l'amatissima madre, donna dall'umore instabile e imprevedibile. Da adulto, al momento della vendita della casa avita, Massimo (Mastandrea) cerca di capire qualcosa di più sulla vicenda della morte della donna, rispetto alla quale esistono molti punti oscuri.
Bellocchio dirige su commissione un film stanco, piatto, sciatto, incapace di prendere il volo e lo fa a partire dal best seller autobiografico del 2012 firmato dal giornalista de La Stampa Massimo Gramellini. Didascalico (la sottolineatura del personaggio di Gardini, interpretato da Fabrizio Gifuni, vera perla del film, è a dir poco corriva), recitato in maniera imbarazzante anche da un Valerio Mastandrea raramente così poco in parte e ormai ostaggio sempre dello stesso personaggio, il film sembra voler ricostruire pezzi di Storia (soprattutto quella italiana) attraverso il prisma della vita di Massimo: la passione per il Torino e per la squadra scomparsa nella tragedia di Superga, la serie tv Belfagor, suo amico immaginario, i primi articoli come commentatore sportivo, i reportage dai Balcani in guerra negli anni '90 e la famosa, stucchevole lettera in risposta a un lettore insofferente alla propria genitrice (interpretata con guizzo sarcastico dalla sempre strabiliante Piera Degli Esposti, altro cameo del film). Con Il sogno della farfalla, Gli occhi, la bocca e Sorelle Mai, Fai bei sogni - che rievoca temi cari a Bellocchio come quelli dell'ipocrisia familiare (I pugni in tasca) e della religione (L'ora di religione) - segna uno dei punti più bassi della carriera del regista di Bobbio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta