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Fai bei sogni

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fai bei sogni

di hallorann
7 stelle

Il libro di Gramellini è un pretesto per mettere in scena una lunga seduta psicoanalitica firmata Bellocchio (ricca di riferimenti al suo cinema). Alcune performance salvano dalla pesantezza originaria del racconto.

FAI BEI SOGNI è un excursus storico, in buona parte riuscito, del cinema Bellocchiano. I riferimenti primi non sono I PUGNI IN TASCA ma SALTO NEL VUOTO. Le analogie con la pellicola del 1980 sono numerose, partendo dal bel finale. Quando il piccolo protagonista Massimo si nasconde dentro una scatola/armadio con la madre ricorda da vicino il rifugio di fratello e sorella Monticelli. I medesimi salti temporali avanti e indietro in un’infanzia felice e poi dolorosa nell’ultimo film, nella malattia mentale e nel gioco popolato di fantasmi onirico reali nell’altro. Anche qui c’è un fantasma, Belfagor, eroe televisivo enigmatico mutuato dalla televisione italiana (quale subconscio nazionale, altra citazione iniziata trentasei anni fa e proseguita in BUONGIORNO, NOTTE) che diventa l’amico immaginario di Massimo nei momenti di solitudine. Idem gli interni claustrofobici con cui fare i conti nella quotidianità nel primo, nel ritorno a casa e nei ricordi pregni di nostalgia, inquietudine e rimpianto in FAI BEI SOGNI. Le domande scomode e legittime di Massimo bambino e adolescente non possono non ricordare quelle del bambino intelligente e smarrito alla ricerca di dio ne L’ORA DI RELIGIONE.

 

Marco Bellocchio

Fai bei sogni (2016): Marco Bellocchio

 

Bellocchio, a metà dell’opera, rischia di impiantarsi, di non trovare sbocchi narrativi, per fortuna arriva l’incontro con il Presidente Capitano d’industria alla Gardini interpretato da Fabrizio Gifuni. La lettera di risposta e di svolta professionale di Massimo giornalista. La lettura di Simone e il commento cinico della madre (Fausto Russo Alesi e Piera Degli Esposti). La foto ad arte di Sarajevo. Il direttore sprezzante del ritrovato Giulio Brogi. Il ballo liberatorio di Massimo alla festa che caccia via i fantasmi momentaneamente, anche con una sensuale scena di bacio. E’ nella parte conclusiva, coadiuvata dalle potenti musiche di Carlo Crivelli, che il film riprende forza e si consegna al cuore dello spettatore. Come al termine di una lunga seduta psicoanalitica. Superato lo shock per il ringiovanimento Valerio Mastandrea convince. Barbara Ronchi e il piccolo Nicolò Cabras bravissimi. Vecchi feticci e nuovi volti animano lo schermo a cinque punte di Bellocchio. Gli scatti di un Lou Castel avrebbero completato l’excursus, peccato.

 

Barbara Ronchi, Nicolò Cabras

Fai bei sogni (2016): Barbara Ronchi, Nicolò Cabras

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