Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Paolo Virzì é senz'altro uno dei registi italiani più bravi e di maggior successo di oggi, eppure finora non sono ancora riuscito a trovare un suo film che mi abbia convinto fino in fondo, pur avendo visionato fra l'altro "La prima cosa bella", "Il capitale umano" e adesso questo "La pazza gioia". Il film vuole parlare di argomenti impegnativi come la malattia mentale e il reinserimento sociale dei malati in un'ottica da commedia (stesso punto di vista adottato in "Si può fare" di Giulio Manfredonia anni fa), ma lo fa con molta buona volontà e senza centrare sempre il bersaglio nella rappresentazione. La malattia mentale é un argomento spinoso, che richiede in sede di scrittura un approfondimento dei personaggi e delle loro motivazioni che qui ritroviamo ad intermittenza; le due protagoniste sono caratterizzate in maniera abbastanza puntuale, ma non mancano a tratti inverosimiglianze tali da compromettere almeno in parte l'efficacia del copione (una per tutte: nel pre-finale Donatella viene investita da un motorino, si trova in condizioni visibilmente gravi ma nonostante tutto riesce ad alzarsi e ad andarsene da sola per non essere scoperta dalla psicologa che la stava cercando). Il film alterna in questo modo scene toccanti al punto giusto, anche commoventi ad altre più meccaniche e gratuite, dove il citazionismo esibito da "Thelma e Louise" a "Qualcuno volò sul nido del cuculo" finisce per risultare forse eccessivo. La sceneggiatura firmata anche dalla brava Francesca Archibugi, il cui tocco aiuta visto che si tratta di un film al femminile, ha una buona progressione drammaturgica soprattutto nella seconda parte, ma poteva evitare idee abbastanza grossolane come l'ex amante della Bruni Tedeschi che le piscia addosso dal balcone e lei nonostante tutto pronta a consegnare alla nuova compagna un bel gruzzoletto... in questi momenti il film davvero si perde e va fuori controllo, e tutto sommato é un peccato. Valeria Bruni Tedeschi é indubbiamente a suo agio e nelle parti da commedia dà spesso il meglio di sé, eppure il ruolo di Beatrice mi sembra proprio un ruolo "à la Bruni Tedeschi", confezionato completamente su misura, e dunque finisce per sorprendermi meno. Micaela Ramazzotti ha un buon controllo del personaggio e nelle scene più drammatiche se la cava con bravura; l'unica cosa che avrei un po' limato é il pesante accento toscano con cui Virzì la fa esprimere, ma capisco che si tratti di una scelta precisa. Fra i caratteristi ho apprezzato il cameo di Marco Messeri come padre di Donatella, mentre mi hanno colpito un po' meno la rediviva Anna Galiena e la vera madre della Bruni Tedeschi Marisa Borini. Nel complesso il bilancio è abbastanza positivo ma considerate certe lodi iperboliche, ad esempio del Mereghetti, mi aspettavo qualcosa in più.
Voto 7/10
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