Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Tra le verdi e fiorenti valli toscane, si intreccia un rapporto disperato tra due donne con un passato sconosciuto: Beatrice e Donatella.
La prima, eccentricamente bugiarda, aggrappata ad una realtà inesistente che la fa sprofondare; l’altra, postura mascolina, tatuaggi e fragilità nascosta in una canzone registrata nel cellulare.
La loro fuga rappresenta la ricerca di libertà, volontà di sapersi capaci di vivere e di non essere perseguitate, di sentirsi normali come tutti. Nel loro conoscersi, in una realtà che pregiudica tutti i comportamenti controcorrente come pericolosi, idealizzano un mondo loro, nel quale soprattutto Beatrice, riesce sempre a scamparla, soprattutto con la sua parlantina persuasiva.
Vivere nel mondo reale fa sì che le protagoniste si scandaglino nel profondo, soprattutto dopo aver sbattuto letteralmente la testa contro il vetro.
Ed è così, che in un contesto sereno, apparentemente normale, con le birre ghiacciate sul lungomare, che Donatella vuota il sacco. Il passato riecheggia, la morte desiderata era una ricerca di benessere e di felicità; non sprofondare nell’abisso insieme al suo bambino ha solo complicato le cose; Donatella poi è diventata un fantasma, incapace di poter conoscere suo figlio adottato da un’altra famiglia. Affondare così tanto fa scattare Donatella, che, finita l’avventura casuale insieme a Beatrice, trova il senso al suo passato tornando in comunità, forse questa volta con il desiderio di stare bene e di “beccarsi ancora in giro” con Elia, in futuro. Senza fine.
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