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La pazza gioia

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su La pazza gioia

di mm40
4 stelle

Una maniaca e una depressa - entrambe sotto custodia cautelare - fanno amicizia in un istituto psichiatrico. I dottori le lasciano uscire per svagarsi un po'. Naturalmente le due scappano e, fra furti, sotterfugi e fughe, imparano a conoscersi meglio e a volersi bene.

 

Una protagonista sola, bipolare, non avrebbe reso a sufficienza: tanto valeva mettercene due, una maniaca e una depressa, e costruire attorno al loro legame improbabile ma non impossibile il classico canovaccio della fuga on the road durante la quale due personaggi apparentemente distanti si conoscono meglio e imparano a volersi vicendevolmente bene. La pazza gioia è il ritorno sullo schermo di Paolo Virzì a tre anni di distanza dal non disprezzabile Il capitale umano ed è una pellicola che decolla fin da subito sul piano del ritmo, salvo collassare poi verso i tre quarti e implodere in un finale preconfezionato (qui sinonimo di ovvio), intriso di emozioni intense, ma facili; comunque un film tutt'altro che privo di contenuti. Scritto dal regista insieme a Francesca Archibugi, La pazza gioia cerca di indagare fra le nevrosi dell'universo femminile contemporaneo mettendo in scena la storia di una malata di mente incontenibile (la bravissima - e sorprende dirlo, ma forse è anche merito della parte, in cui è perfetta - Valeria Bruni Tedeschi), donna-padrona, prevaricatrice, fin troppo conscia dei suoi mezzi e poteri, affiancata a quella di una depressa cronica (la moglie del regista, Micaela Ramazzotti, anche lei perfettamente ambientatasi nel suo ruolo), credulona e sottomessa di natura, facile bersaglio di maschi alfa e incline all'autodistruzione. Il binomio è assortito non bene, ma chirurgicamente: per questo suona un po' forzato, come si rilevava in incipit; secondariamente scatta una sorta di 'effetto Thelma & Louise', che Virzì omaggia non potendo nascondere la chiara fonte d'ispirazione. Altri interpreti: Marco Messeri, Anna Galiena, Valentina Carnelutti, Bob Messini e Tommaso Ragno; musiche, come di consueto, del fratello del regista, Carlo Virzì. 4,5/10.

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