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La pazza gioia

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su La pazza gioia

di alan smithee
5 stelle

Thelma e Louise nel Paese della furbizia e della corruzione, ma pure dell'accanimento contro i vinti: In questo teatro si incontrano Beatrice e Donatella, anime instabili protese alla ricerca di ciò che veramente conta nelle loro indolenti ed infelici esistenze. Per Virzi un gradito ritorno alle origini non esente da incertezze.

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Storie di donne unite dalla fatalità e dalle circostanze, di menti instabili, di frustrazioni, di accanimenti contro un destino avverso che pare cieco, di furbizie e di tragedie, di ricchezze sfrontate e di sventure inesorabili.

Due vite che più opposte non si potrebbe pensare si rincontrano all'interno di un centro di recupero per donne problematiche.

Beatrice vanta frequentazioni che contano, conoscenze con il gota della politica che contava fino a poco prima, e natali di sangue blu miseramente buttati al vento da una indolente ingenuità di fondo; Donatella invece è la donna bersagliata dalla cattiva sorte, la mamma defraudata del proprio tesoro, la genitrice irresponsabile a cui togliere l'affido del suo tesoro più pregiato.

Ritrovatesi nel centro di accoglienza, dopo esilaranti vicissitudini e spassose donamiche architettate dalla smaliziata ex nobile, le due donne troveranno la via della fuga, verso un riscatto che parrebbe sulla carta raggiungibile, ma che serve solo a far prendere loro coscienza  del fallimento di due vite che in entrambi i casi hanno avuto diverse chances, tutte buttate al vento o in mare da sopra un ponte.

Coadiuvato dalla penna spesso sottile ed arguta di Francesca Archibugi (che appare pure in un cameo nel ruolo della regista presso la villa di famiglia di Beatrice), Paolo Virzì torna alla commedia pura, al confronto generazionale tra due opposti ceti sociali e culturali che provano a dialogare, con esiti davvero contrastanti.

La pazza gioia è l'ebbrezza della fuga e la fugace speranza di aggrapparsi alla bellezza e alla piacevolezza del momento, di un coctail assaporato con desiderio, di uno shopping sfrenato al centro commerciale, ma anche quello di illudersi di ritrovare il proprio tesoro concesso in affidamento ad estranei.

La vicenda, complessa e tortuosa, è raccontata con la verve e il ritmo che riconosciamo ad entrambi i cineasti e sceneggiatori coinvolti, che disegnano due personaggi molto complessi ed in parte riusciti, ma che tuttavia si fanno prendere un pò troppo la mano in una corsa contro il tempo così densa di avvenimenti e situazioni, da risultare un pò forzata e sopra le righe. Soprattutto nella seconda parte del film, troppo impegnata a concludere troppe storie e non all'altezza della prima dal gran ritmo. 

Su tutto, a mio avviso, e senza nulla togliere alla Ramazzotti, la regina dei personaggi dolenti e sconfitti dall'inesorabilità del destino avverso, La pazza gioia è il film di Valeria Bruni Tedeschi, che regge la matassa filmica col l'esuberanza e la comicità istrionica di un personaggio che avremmo visto nelle corde armoniose e splendidamente estroverse di una entusiasmante Monica Vitti.

Il finale si arrischia verso soluzioni dolciastre che stemperano ed infiacchiscono la buona tensione emotiva che i personaggi erano riusciti a condurre fino a quel momento, ma il personaggio di Beatrice, figlio di un paese stravolto dalla corruzione che si appoggia sul vittimismo e sulla menzogna, è davvero notevole e frutto di una scrittura potente e ben sfaccettata, almeno su questo cardine.

In sala alla proiezione riservata a Cannes Cinephiles il pubblico che affolla la proiezione applaude entusiasta ed a lungo, rendendo il film, imperfetto e sin troppo artificioso, uno dei titoli più apprezzati e ricordati dell'intensa giornata.

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